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Ministeri istituiti: un’occasione preziosa per valorizzare i doni dello Spirito alla Chiesa

Pubblichiamo di seguito la sintesi dell'intervento sulla ministerialità di don Davide Grossi, direttore dell'Ufficio Liturgico Diocesano, in occasione del primo incontro di approfondimento inserito all'interno della fase sapienziale del Cammino Sinodale diocesano.
 
Approfondire la ministerialità nella Chiesa ci porta a riflettere sull'identità del "popolo di Dio". Prendendo forma da Cristo PastoreServoSacerdote, la Chiesa per amore degli uomini desidera in ogni tempo stringerli nella comunione con Dio e tra loro. Da qui capiamo gli elementi in gioco: l'incontro con Cristo Signore che cambia la vita dell'uomo; la comunità così particolare che nasce da questo incontro, e il tipo di servizio che anima tale "popolo".

La coscienza di Israele di essere il popolo "santo" di Dio, infatti, si compie nella Chiesa che, dalla Pentecoste in poi, conserva la certezza di essere il "luogo" in cui Dio si fa presente e crea la comunione tra i fedeli. Pensando a un esempio banale, qualsiasi famiglia che ricevesse la visita inaspettata di un ospite illustre e stimato, cambierebbe immediatamente la qualità dei propri rapporti ritrovandosi unita nel servizio all'ospite, con ogni membro impegnato in un compito. Tale dinamica la ritroviamo nella Chiesa nascente: la comunità cristiana si è ritrovata coinvolta nel servizio al Corpo di Cristo nelle sue diverse forme (liturgia, carità, missione...). All'interno di questo movimento, da subito si distingue l'autorità superiore degli Apostoli nel contesto dei diversi carismi e ministeri.
Già nella Chiesa dei primi secoli, vediamo quindi la distinzione tra ministeri ordinati (che derivano dal sacramento dell'ordine: vescovi, presbiteri e diaconi) e ministeri laicali (radicati nel battesimo), i quali sono al servizio gli uni degli altri. Infatti, sia il sacerdozio battesimale sia quello ministeriale, nella loro unità e distinzione, costituiscono dei doni dello Spirito indirizzati all'edificazione della comunità. 
Analizzando più nel dettaglio gli attuali ministeri istituiti (lettorato, accolitato, catechista) vediamo che la loro identità deriva dal battesimo e dalla confermazione, insieme ad un originale dono dello Spirito per l'edificazione della Chiesa. Essenziale rimane comunque il discernimento dei pastori, la presenza di doti umane ed ecclesiali nel candidato, insieme ad un adeguato cammino di formazione. Attraverso il rito di istituzione, questi fedeli assumono un ufficio qualificato all'interno della Chiesain modo stabile e permanentel'esercizio concreto del ministero è poi legato a un mandato specifico da parte del Vescovo. Si tratta di figure con responsabilità di coordinamento degli altri ministri di fatto, cioè di tutti i laici che, pur essendo "istituiti", dedicano tempo ed energie alle diverse esigenze della comunità cristiana, dal servizio liturgico al catechismo e oltre.
Guardando a questo insieme di servizi, e soprattutto all'impulso datoci da papa Francesco di riscoprire l'importanza dei ministeri laicali, emergono alcune riflessioni:
 
la dinamica missionaria di ogni servizio-ministero: ogni discepolo di Gesù non può esaurire il proprio impegno nel servizio liturgico, ma è spinto ad offrire la propria testimonianza negli ambienti in cui lavora e vive;
l'intera comunità cristiana come soggetto dell'azione liturgica: i ministeri esistono perché tutto il corpo della Chiesa celebri il Signore nella liturgia, che è un dialogo tra Dio e il suo popolo. Occorre infatti credere nell'incisività dell'azione liturgica, essere certi che è Dio stesso che agisce nei poveri segni liturgici, operando quella salvezza che l'uomo non è in grado di operare da sé.
la modalità di ogni servizio: proprio perché si tratta di un popolo che Dio ha formato, la Chiesa non chiede volontari come qualsiasi associazione umana. Ogni ministero, infatti, imita il modo in cui Cristo ha servito il volere del Padre, facendosi "servo di tutti" fino al sacrificio della Croce. Perciò, ogni dinamica competitiva, individualistica, di potere o di attivismo deve lasciare il posto a un servizio umile e collaborativo.
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