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"Niente è più come prima": il messaggio del Vescovo Ovidio per la Pasqua

«Niente è più come prima!». Questa affermazione compare da tempo sulle labbra di molti nascondendo dietro di sé una forma di rassegnazione e, al contempo, di nostalgia davanti all’ineluttabilità degli avvenimenti a livello nazionale e mondiale che ci sovrastano e nei confronti dei quali sperimentiamo tutta la nostra inadeguatezza e impossibilità a cambiarne l’orientamento. Da un lato, dunque, l’espressione «Niente è più come prima!» è giustificata dal corso degli eventi che interpellano la vita di ciascuno e i cui nomi sono molteplici: la congiuntura economica e sociale, le promesse elettorali puntualmente smentite, la presenza di conflitti bellici che nella loro complessità si profilano senza soluzione a breve termine, gli strascichi della pandemia nella quotidianità della vita delle persone, una aggressività verbale e fisica mai conosciuta prima, un inaspettato e meschino stato di conflittualità dentro e fuori la comunità ecclesiale. In questa prospettiva il «Niente è più come prima!» registra un dato di fatto davanti al quale non ci si può sottrarre né avviare un processo di rimozione come se nulla fosse accaduto; ciò si tramuterebbe solo in un grave atto di irresponsabilità, come del resto è stato ampiamente dimostrato dal patetico slogan «Andrà tutto bene!». D’altro canto, dichiarare che «Niente è più come prima!» può presentarsi come una opportunità a partire dalla quale è possibile ricominciare imparando con sapienza ciò che la storia di questo tempo ci ha insegnato. Se è vero che la storia è maestra di vita c’è solo da sperare che essa abbia a trovare alunni umili, obbedienti e aperti alla fatica del pensiero, rifuggendo da ogni omologazione di un linguaggio ovvio, logoro e scontato, incapace di lasciare una traccia.

È a questo punto che si innesta in modo pertinente e singolare l’annuncio evangelico e cristiano dell’evento della morte e risurrezione di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, che per la sua potenza ha sconfitto ogni forma di morte, ha fatto rifiorire il deserto dell’umanità affranta infondendo speranza nuova e ha inaugurato il trionfo della vita definitiva. L’apostolo Paolo, in tal senso, scrivendo alla comunità discepola dell’evangelo, che è in Colossi, lo ha ribadito in modo illuminante ed efficace: «Se, dunque, siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,1-2). L’ammonimento dell’apostolo non si presenta come un invito a fuggire dalle responsabilità che la storia ci affida, bensì a prospettare un orizzonte nuovo dal quale ripartire e discernere l’umano che ci appartiene. L’evento della morte e della risurrezione del Signore ha cambiato il volto della storia dell’umanità e veramente «Niente è più come prima!». Il cammino dei credenti e non è stato coinvolto in un mutamento radicale rivelatore di senso, che conduce a discernere il segno del tempo con lo sguardo di Dio misericordioso e compassionevole, fedele alle promesse della sua Parola.

Indirizzandosi alla comunità cristiana che è in Corinto già attorno al 52 d.C., Paolo ha cristallizzato la prima formulazione del “credo” storico evangelico in questa espressione: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,3-5). L’affermazione del nucleo fondamentale della fede cristiana porta Paolo a concludere che «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio» (1Cor 15,14-15). Pertanto, «Niente è più come prima!» diventa una dichiarazione evangelica che rinvigorisce la speranza cristiana; essa è profezia di un cammino rinnovato di vita; è appello a riprendere la via evangelica al fine di lasciarsi incontrare da Gesù il crocifisso e risorto dai morti, nelle Scritture spiegate e nel pane spezzato, nella Parola e nell’Eucaristia, fondamenta e ragioni ultime della missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.

«Niente è più come prima!» non diventa lo slogan di una speranza illusoria e inconsistente, ma appello a ripartire dal Signore al quale appartengono le nostre vite, affinché l’umanità non smarrisca l’unico necessario che le riconsegna il senso autentico del vivere e del lottare perché la vita sia il sigillo prezioso impresso sul volto di una umanità rinnovata nell’amore. «Niente è più come prima!», alla luce dell’evento della risurrezione di Gesù di Nazareth non significa voltare pagina disattendendo la lezione del passato. Al contrario, l’affermazione si presenta come atto di assunzione di responsabilità per tutti, senza delega alcuna, affinché ogni agire concorra all’edificazione dell’unico corpo vivente del Signore, che è la sua Chiesa; essa è luogo di fraternità universale, esperienza di comunione priva di pregiudizi culturali, etnici e religiosi, tavola di dialogo e di ricerca della verità e della bellezza della vita in Cristo, nostra Pasqua di risurrezione.

+ Ovidio Vezzoli

Vescovo di Fidenza

Ultima modifica ilGiovedì, 06 Aprile 2023 12:21
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