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16 luglio 2017 - 16 luglio 2022: grazie Vescovo Ovidio!

16 luglio 2022: nel quinto anniversario dell’ingresso di mons. Ovidio Vezzoli nella Diocesi di Fidenza la redazione de “Il Risveglio”, nel formulare i migliori auguri per la continuazione del suo mandato, ringrazia innanzitutto il Signore per il grande dono della sua presenza insieme agli innumerevoli doni ricevuti in questo primo tratto del suo percorso ministeriale.

Questi cinque anni sono stati segnati da gravi avvenimenti, come la pandemia e la guerra in Ucraina, che hanno messo a dura prova la Chiesa universale e quindi anche la nostra piccola comunità diocesana. Ma anche in tempi difficili come questo il Vescovo non ha mai fatto mancare il suo messaggio di fiducia e di speranza per evitare al popolo dei fedeli di cedere alla paura e alla rassegnazione. Fin dall’inizio del mandato il suo ministero è stato illuminato dalla nuova luce che il Concilio Vaticano II aveva fatto scaturire più di 50 anni fa. La figura del Vescovo vista cioè come il perno ministeriale della Chiesa, segno e garanzia di unità sia dentro la propria Chiesa particolare che nel rapporto tra le diverse Chiese, anello di congiunzione tra la dimensione locale e quella universale della Chiesa. Non più un semplice “luogotenente” del Papa, ma un vero e proprio pastore che nella pienezza dell’Ordine sacro guida la Chiesa particolare in comunione con la Chiesa universale. Con il triplice munus: insegnare, governare, santificare. Pur senza enfatizzare la novità, si deve riconoscere che il Concilio Vaticano II ha fatto finalmente posto alla Chiesa particolare nella riflessione magisteriale. La strada era stata aperta dalla costituzione “Sacrosanctum concilium” (n. 41) dove si legge: “La principale manifestazione della Chiesa si ha nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucarestia, alla medesima preghiera, al medesimo altare presieduto dal vescovo e circondato dal suo presbiterio e dai ministri”. Ma è nella costituzione “Lumen gentium”, e proprio nel capitolo dedicato all’episcopato, che il Concilio Vaticano II ha offerto i testi più significativi circa la teologia della Chiesa particolare. Al n. 23, nel contesto della trattazione sulla collegialità, si parla delle “Chiese particolari, formate a immagine della Chiesa universale nelle quali, e a partire dalle quali, esiste la sola e unica Chiesa cattolica”. Con una sottolineatura importante: una Chiesa particolare è veramente Chiesa solo se il vescovo che la presiede è in comunione con gli altri vescovi e soprattutto con il vescovo di Roma. E con Papa Bergoglio il Vescovo Ovidio ha mostrato di essere in sintonia fin dall’inizio: a partire dall’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” fino alla recente enciclica “Fratelli tutti”.

Degli elementi che hanno caratterizzato il suo episcopato in questi cinque anni abbiamo posto in evidenza il suo apporto determinante nell’avviare il cammino sinodale e le tracce per una interpretazione corretta dell’enciclica “Fratelli tutti” cui ha dedicato un libretto ricco di stimoli e di suggestioni.

Ma è soprattutto alla Parola di Dio che egli ha dedicato le energie migliori: una Parola letta, ascoltata, studiata, meditata e pregata per essere accolta con la vita. L’esortazione a ritornare alle fonti della Parola, vera sorgente di evangelizzazione, è fondata sul testo contenuto nella Lettera agli Ebrei: “La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio. Essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12-13). Grazie alla lectio divina con la quale il Vescovo Ovidio ha educato l’intera Diocesi, la Parola di Dio è stata esaltata in tutti i suoi aspetti fino a diventare parte integrante del cammino di fede per ogni cristiano, consacrato o laico.

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(il Vescovo Ovidio in occasione di una lectio divina nella chiesa di Sant'Antonio a Salsomaggiore Terme)

Anche nel cammino sinodale iniziato con la santa Messa celebrata in Cattedrale il 17 ottobre scorso, le indicazioni del Vescovo Ovidio si sono rivelate illuminanti per dare un orizzonte preciso a quella consultazione “dal basso” che ha impegnato nell’arco di sei mesi parrocchie, associazioni e movimenti presenti in Diocesi. Coadiuvato dal Vicario per la Pastorale, don Marek Jaszczak, ha fortemente voluto l’incontro con gli uffici pastorali a Caderzone perché la sinodalità, al di là dei buoni propositi, venisse vissuta come occasione preziosa non solo per “camminare insieme” ma per essere Chiesa capace di ascoltare e di ascoltarsi in una dinamica di confronto e di scambio dove tutti i soggetti si sentono coinvolti e partecipi. E a Caderzone Terme ha avuto luogo un secondo momento, verso la metà di giugno, per le necessarie verifiche del cammino compiuto e ulteriori indicazioni per proseguire il percorso nel prossimo autunno. Prima ancora (e precisamente il 21 maggio) era stato convocato il Consiglio Pastorale Diocesano, aperto da una relazione del vicario per la pastorale sulle principali risultanze emerse all’interno degli 87 gruppi sinodali svoltosi in diocesi. Nelle conclusioni il Vescovo, dopo aver ringraziato don Marek e l’equipe diocesana per il lavoro compiuto, ha ricordato che il cammino sinodale sotto la guida dello Spirito Santo ha il compito di far emergere il volto missionario della Chiesa capace di parlare a tutti all’interno di una realtà complessa come quella che stiamo vivendo attualmente. Parafrasando la domanda formulata da Gesù a Cesarea di Filippo, potremmo chiederci: le persone che vivono intorno a noi cosa pensano della Chiesa? Quali sono le aspettative nei suoi riguardi rispetto ai grandi problemi che travagliano il mondo attuale? Una fase si è chiusa ma il difficile viene proprio adesso. L’oggi è il terreno della sfida da raccogliere. E quindi la responsabilità è grande, come già insegnava Gesù ai discepoli: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo” (Mt 5,13-16).

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(Il Vescovo Ovidio a Caderzone insieme ai direttori degli Uffici diocesani per la Pastorale)

Fin dal momento in cui viene pubblicata (3 ottobre del 2020) l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” diventa per il Vescovo Ovidio un punto di riferimento costante sia nei suoi discorsi che negli scritti. Egli ne coglie immediatamente la portata storica, aperta dal documento sulla fratellanza umana (4 febbraio del 2019) siglato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam della moschea di Al Azhar, Ahmad al Tayyeb.

Dopo la presentazione in Cattedrale da parte del francescano p. Dino Dozzi, si incarica lui stesso di favorire la conoscenza del documento pontificio in Diocesi con una riflessione a tutto campo che coinvolge parrocchie, associazioni, movimenti. Ma non si ferma qui. Con la pubblicazione di un volume dal titolo “Tracce di interpretazione” (23 ottobre 2021) torna a prendere in esame il testo dell’enciclica con quattro approfondimenti: 1) gli antecedenti; 2) il Buon samaritano; 3) le ombre di una umanità affaticata; 4) quale luce può vincere la notte dell’umanità? Con una comunicazione aperta dove il Vescovo Ovidio indica alcune coordinate per reagire nella speranza alle difficoltà del momento attuale, segnato dalla pandemia.

Davanti all’illusione tecnocratica, al delirio di onnipotenza e al cinismo dell’indifferenza occorre la capacità di scrutare un orizzonte nuovo che non sia quello autoreferenziale del proprio ego. Una prima attenzione è non fuggire, ma permanere nella fedeltà e nella concretezza della storia in cui siamo. Ciò significa saper indicare con intelligenza una direzione di senso che mette nella condizione di orientare sul piano economico, politico e sociale. Le due lettere encicliche di Papa Francesco, “Laudato sì” (24 maggio 2015), dedicata al tema della cura della casa comune, e “Fratelli tutti” (3 ottobre 2020) interrogano tutti responsabilmente sui temi legati alla questione ambientale e sui temi sociali, che il nostro tempo individualista aveva cercato di rimuovere. Una seconda attenzione è caratterizzata dal fatto che la fraternità si propone come luogo storico nel quale la speranza trova una casa dove prendere dimora. Papa Francesco lo sottolinea con insistenza: nessuno si salva da solo, tutto è in relazione con tutto. Da sole la tecnica e la scienza non bastano a dare risposta alle domande fondamentali che salgono dal cuore degli umani e interrogano la loro coscienza. Per non cedere alla paura e alla rassegnazione occorre una speranza che è di tutti nella ricerca faticosa di un futuro che non è la volgare ripetizione di ciò che già conosciamo. Vi è la necessità urgente di ricostruire l’umano che è stato smarrito dopo che l’umano è stato barattato con la tecnocrazia ritenendolo semplicemente uno scarto. In tal senso è necessario ricominciare dall’Evangelo, autentico lievito in vista di una trasformazione profonda della vita sociale e fondamento di una speranza che non delude. Due figure si impongono come maestri e testimoni nelle pagine finali: San Francesco d’Assisi (1182 – 1226) ed il beato Charles de Foucauld (1858 – 1916), “il fratello universale”.

Per questo e per molto altro diciamo: grazie, vescovo Ovidio!

Ultima modifica ilVenerdì, 15 Luglio 2022 13:10
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