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Il cardiochirurgo Alessandra Cattani scrive al Vescovo Ovidio

Alessandra Cattani, cardiochirurgo pediatrico, dopo aver operato in numerosi ospedali del continente africano (Angola, Mozambico, Burundi e altri), è attualmente in Sud Sudan. In occasione delle feste natalizie ha scritto una lettera di auguri al nostro Vescovo e al responsabile del Centro Missionario Diocesano, Marco Begarani. Pubblichiamo qui di seguito il testo.

Mi trovo in Sud Sudan, all’ospedale di Lui, un villaggio molto periferico nella savana. C’è solo l’ospedale, una chiesetta di fango col tetto di paglia, un mercatino di baracche e tavole di legno. Il tutto attraversato da una strada in terra battuta che arriva a Juba, la capitale, distante circa 220 chilometri percorribili in 4 ore e mezza a seconda delle condizioni della strada. E’ la terza volta che mi mandano a lavorare qui: l’ultima è stata nel 2017- 2018 quando c’era ancora la guerra civile. Devo dire che rispetto agli anni della guerra ora si lavora con molta più tranquillità: non si è più in un clima di continua urgenza e si possono programmare le attività e organizzare il lavoro. Anche l’accesso dei pazienti in ospedale è aumentato notevolmente, segno che ci si può spostare più facilmente sul territorio senza il timore di aggressioni o imboscate.

Intendo realizzare un progetto: un paio di mesi fa mi è venuta l’idea di attrezzare nel reparto Maternità una piccola area per i neonati patologici. Questo è un ospedale molto basico e di basso livello: non c’è il reparto di Neonatologia per cui tutti i neonati, anche quelli con problemi gravi, stanno nel letto con le madri. In questo modo il monitoraggio lascia molto a desiderare e anche le cure specifiche al neonato. Ho pensato, quindi, di riservare una piccola area del reparto Maternità ai neonati patologici, attrezzandola col minimo indispensabile (anche perchè lo spazio a disposizione è alquanto ridotto): un concentratore di ossigeno, un saturimetro per neonati, un glucometro, dei termometri digitali, un aspiratore portatile, una lampada riscaldante e due-tre cullette piccole, oltre a 2-3 letti dove i neonati meno gravi possono restare con le mamme. Niente incubatrici per i prematuri perchè troppo complicate da gestire da un personale ben poco qualificato e la cui manutenzione diventerebbe molto complicata in un posto così periferico. Continueremo a riscaldare i piccoli prematuri con la lampada e con le bottigliette di acqua calda avvolte in piccoli asciugamani... Bisogna poi mettere una presa a parete che funzioni sia col generatore che col sistema solare e un cancelletto basso in modo da ridurre l’accesso a questa area ristretta.

Riusciamo a trovare quasi tutto a Juba, la capitale, e abbiamo già fatto gli ordini, ma un pò perchè alcuni non hanno il materiale in magazzino e lo devono fare arrivare, un pò per le lentezze burocratiche, tutta l’apparecchiatura non è ancora arrivata. Spero di riuscire ad allestire l’isola neonatale per fine gennaio. Intanto per Natale stiamo organizzando un pensiero per lo staff dell’ospedale (Clinical Officers, infermieri, cleaners, guardiani...): dato che tutti hanno famiglia e un aiuto serve sempre, prepareremo dei pacchetti con riso, olio, lenticchie, zucchero, fagioli, da donare a ciascuno di loro, mentre ai pazienti presenti in ospedale il giorno di Natale daremo un dolcetto e una bibita. Un povero dono, ma è un gesto sempre gradito e un modo per ricordare che è festa.

I miei più cari auguri di un sereno Natale e un 2024 foriero di opportunità e soddisfazioni.

Alessandra Cattani

Ultima modifica ilMercoledì, 10 Gennaio 2024 11:40
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