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Martina Pacini

Lettera di Papa Francesco ai cattolici di Terra Santa

Cari fratelli e sorelle,
da tempo vi penso e ogni giorno prego per voi. Ma ora, alla vigilia di questa Pasqua, che per voi sa tanto di Passione e ancora poco di Risurrezione, sento il bisogno di scrivervi per dirvi che vi porto nel cuore. Sono vicino a tutti voi, nei vostri vari riti, cari fedeli cattolici sparsi su tutto il territorio della Terra Santa: in particolare a quanti, in questi frangenti, stanno patendo più dolorosamente il dramma assurdo della guerra, ai bambini cui viene negato il futuro, a quanti sono nel pianto e nel dolore, a quanti provano angoscia e smarrimento.
La Pasqua, cuore della nostra fede, è ancora più significativa per voi che la celebrate nei Luoghi in cui il Signore è vissuto, morto e risorto: non solo la storia, ma neanche la geografia della salvezza esisterebbe senza la Terra che voi abitate da secoli, dove volete restare e dov’è bene che possiate restare. Grazie per la vostra testimonianza di fede, grazie per la carità che c’è tra di voi, grazie perché sapete sperare contro ogni speranza.
Desidero che ciascuno di voi senta il mio affetto di padre, che conosce le vostre sofferenze e le vostre fatiche, in particolare quelle di questi ultimi mesi. Insieme al mio affetto, possiate percepire quello di tutti i cattolici del mondo! Il Signore Gesù, nostra Vita, come Buon Samaritano versi sulle ferite del vostro corpo e della vostra anima l’olio della consolazione e il vino della speranza.
Pensandovi, torna alla memoria il pellegrinaggio che ho compiuto in mezzo a voi dieci anni fa; e faccio mie le parole che San Paolo VI, primo Successore di Pietro pellegrino in Terra Santa, rivolse a tutti i credenti cinquant’anni fa: «Il protrarsi dello stato di tensione nel Medio Oriente, senza che siano compiuti passi conclusivi verso la pace, costituisce un grave e costante pericolo, che minaccia non solo la tranquillità e la sicurezza di quelle popolazioni – e la pace del mondo intero – ma anche certi valori sommamente cari, per diversi motivi, a tanta parte dell’umanità» (Esort. Ap. Nobis in Animo).
Cari fratelli e sorelle, la comunità cristiana di Terra Santa non è stata soltanto, lungo i secoli, custode dei Luoghi della salvezza, ma ha costantemente testimoniato, attraverso le proprie sofferenze, il mistero della Passione del Signore. E, con la sua capacità di rialzarsi e andare avanti, ha annunciato e continua ad annunciare che il Crocifisso è Risorto, che con i segni della Passione è apparso ai discepoli e salito al cielo, portando al Padre la nostra umanità tormentata ma redenta. In questi tempi oscuri, in cui sembra che le tenebre del Venerdì santo ricoprano la vostra Terra e troppe parti del mondo sfigurate dall’inutile follia della guerra, che è sempre e per tutti una sanguinosa sconfitta, voi siete fiaccole accese nella notte; siete semi di bene in una terra lacerata da conflitti.
Per voi e con voi prego: “Signore, tu che sei la nostra pace (cfr Ef 2,14-22), tu che hai proclamato beati gli operatori di pace (cfr Mt 5,9), libera il cuore dell’uomo dall’odio, dalla violenza e dalla vendetta. Noi guardiamo te e seguiamo te, che perdoni, che sei mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29). Fa’ che nessuno ci rubi dal cuore la speranza di rialzarci e di risorgere con te, fa’ che non ci stanchiamo di affermare la dignità di ogni uomo, senza distinzione di religione, di etnia o di nazionalità, a partire dai più fragili: dalle donne, dagli anziani, dai piccoli e dai poveri”.
Fratelli, sorelle, voglio dirvi: non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità operosa, sperando di poter tornare presto da voi come pellegrini, per guardarvi negli occhi e abbracciarvi, per spezzare il pane della fraternità e contemplare quei virgulti di speranza cresciuti dai vostri semi, sparsi nel dolore e coltivati con pazienza.
So che i vostri Pastori, i religiosi e le religiose vi sono vicini: li ringrazio di cuore per quanto hanno fatto e continuano a fare. Cresca e risplenda, nel crogiolo della sofferenza, l’oro dell’unità, anche con i fratelli e le sorelle delle altre Confessioni cristiane, ai quali pure desidero manifestare la mia spirituale vicinanza ed esprimere il mio incoraggiamento. Tutti porto nella preghiera.
Vi benedico e invoco su di voi la protezione della Beata Vergine Maria, figlia della vostra Terra. Rinnovo l’invito a tutti i cristiani del mondo a farvi sentire il loro sostegno concreto e a pregare senza stancarsi, perché l’intera popolazione della vostra cara Terra sia finalmente nella pace.

Fraternamente,
Francesco

 

Foto: (Vatican Media/SIR)

A Busseto inaugurato il "Parco della Vita"

Il 22 marzo 2024 alle ore 10.30 è stato inaugurato il nuovo bosco urbano “Parco della Vita” frutto della collaborazione tra il Comune di Busseto, la Regione Emilia-Romagna, il Consorzio Forestale KilometroVerdeParma e l’Associazione Olimpiadi Verdiane. Un importante contributo economico alla realizzazione è arrivato da Sicim.  

Nel nome una mission: “Parco della vita”, per sottolineare l’importanza della tutela del benessere umano e dell’ambiente naturale in un’area rigenerata grazie all’impegno di istituzioni, cittadini e imprese del territorio. Venerdì 22 marzo 2024 alle ore 10.30 è stato inaugurato a Busseto (PR), vicino al Palazzetto dello Sport, un nuovo polmone verde: un intervento di forestazione urbana, nato dalla collaborazione fra Comune di Busseto, Regione Emilia-Romagna, Consorzio Forestale KilometroVerdeParma, Associazione Olimpiadi Verdiane e azienda Sicim Spa. 2.054 gli alberi e arbusti messi a dimora su una superficie complessiva di oltre 1 ettaro, progetto che si è reso possibile nel quadro del bando “Mettiamo Radici per il Futuro”, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, con l’ambizione di fare del proprio territorio il corridoio verde d’Italia attraverso la piantagione di quattro milioni e mezzo di alberi entro il 2025, uno per ogni residente. Più precisamente, il cofinanziamento della regione ha coperto il 75% dei costi dell’intervento di rimboschimento, mentre un importante contributo economico alla realizzazione è arrivato da Sicim, socio sostenitore del Consorzio. Il “Parco della Vita” accoglie oggi  tre foreste urbane unite da sentieri pedonali al suo interno, denominate “Bosco delle Api”, “Bosco dei Maggiolini” e “Bosco delle Libellule”  dove sono stati messi a dimora alberi (frassino, tiglio, farnia, acero campestre, bagolaro, orniello, rovere, roverella), arbusti come ad esempio, ginepro, prugnolo, rosa canina, ligustro, sambuco, olivello e ginestra, affiancati da varietà autoctone da frutto e/o da fiore (ciliegio, pesco, susino, melo, pero, albicocco, corniolo, sanguinello, sorbo, gelso) e ornamentali (liriodendro, liquidambar, ginkgo) tutte selezionate con l’obiettivo di favorire la biodiversità. Nel progetto il “Parco della Vita” di Busseto, il Consorzio Forestale KilometroVerdeParma ha creato anche una serie di fasce boscate, nella forma di siepi complesse, a ridosso dei sentieri interni da 1.435 piante, e ha realizzato un impianto di irrigazione a goccia, per favorire l’attecchimento e l’idratazione ottimale delle piante.

Secondo una stima del Consorzio, nei prossimi cinquant’anni, il “Parco della Vita” andrà ad assorbire ben 2.054 tonnellate di CO2. Il programma della giornata inaugurale ha visto gli interventi di Luca Concari, Assessore con delega ai lavori pubblici, urbanistica, verde pubblico e sport del Comune di Busseto, di Maria Paola Chiesi Presidente del Consorzio Forestale KilometroVerdeParma, di Barbara Lori Assessora ai Parchi e Forestazione della Regione Emilia-Romagna, e di Guido Cagnani, Vicepresidente di Sicim Spa. A seguire le classi superiori di I grado a indirizzo musicale dell’Istituto Comprensivo statale di Busseto hanno tenuto un piccolo concerto; gli educatori ambientali di Esperta hanno coinvolto gli alunni della scuola primaria del comune in una Outdoor Education & Playfull Experience sulla biodiversità del parco e in collaborazione con FISO, Orienteering Parma ASD è stato attivato un Laboratorio di Orienteering nel Bosco per gli studenti delle prime medie. Durante la mattinata sono state distribuite gratuitamente ai cittadini alberi e piante da fiore, nell’ambito del progetto della Regione Emilia -Romagna “Mettiamo Radici per il Futuro”.

«Sono particolarmente felice per la nascita del nuovo bosco urbano a Busseto, a dimostrazione di come la sinergia positiva tra Regione, Comune, Consorzio KilometroVerdeParma e aziende private funzioni molto bene – afferma Barbara Lori, Assessora ai Parchi e Forestazione della Regione Emilia-Romagna. I bussetani hanno, oggi, una grande ricchezza: un bosco non è soltanto ossigeno e azione di contrasto al riscaldamento climatico, un bosco è bellezza, è un’oasi d’ombra, è valore di biodiversità. Vogliamo continuare a far crescere il verde e le fasce boscate della nostra regione per migliorare il paesaggio, la qualità dell’aria e la vita delle persone».

«Gli alberi non migliorano solo l’estetica del paesaggio ma contribuiscono anche al benessere psicofisico delle persone grazie al loro potere terapeutico. L’intervento di forestazione di Busseto è stato uno dei più articolati dal punto di vista della progettazione e della messa in opera, realizzato con il supporto di un’ampia rete di collaborazioni che ha creduto nel progetto e in noi. - sottolinea Maria Paola Chiesi, Presidente del Consorzio Forestale KilometroVerdeParma - Due gli importanti obiettivi raggiunti: la creazione di un nuovo polmone verde in grado di contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici in corso e la nascita di un’oasi di biodiversità e di verde urbano capace di rendere il contesto sempre più sano, vivibile e fruibile da parte dei suoi abitanti e visitatori».

«L'inaugurazione del Parco della Vita rappresenta un momento di grande gioia e orgoglio per la nostra comunità. - sostiene Stefano Nevicati, Sindaco di Busseto - Con la realizzazione di questo nuovo bosco urbano, non solo abbiamo ampliato il patrimonio arboreo di Busseto, ma abbiamo anche creato un'oasi di pace e benessere fruibile da tutti i cittadini. L'intervento di forestazione, realizzato grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, km Verde Parma e Sicim, assume un valore ancora più importante in un contesto di cambiamenti climatici e di crescente attenzione alla tutela dell'ambiente. Il Parco della Vita, infatti, non è solo un luogo di svago e relax, ma rappresenta anche un concreto impegno nella difesa del nostro ecosistema. Le tre foreste urbane e le fasce boscate che compongono il parco contribuiranno ad assorbire CO2, migliorando la qualità dell'aria che respiriamo. Inoltre, il parco offrirà alla cittadinanza un nuovo spazio per passeggiare, fare sport o semplicemente rilassarsi a contatto con la natura. Sono sicuro che il Parco della Vita diventerà presto un punto di riferimento per la nostra comunità, un luogo dove ritrovare armonia e benessere».

«L’Amministrazione Comunale di Busseto è entusiasta di inaugurare l’intervento di forestazione denominato “Parco della Vita”. - commenta Luca Concari, Assessore con delega ai lavori pubblici, urbanistica, verde pubblico e sport del Comune di Busseto - l’obiettivo, oltre al tema di miglioramento ambientale, è quello di riqualificare un parco che ha un enorme potenziale, vicino agli impianti sportivi e al Paese. La programmazione dell’Amministrazione è quella di potenziare negli anni questo Parco e renderlo funzionale per i nostri cittadini. Ringraziamo la Regione, il Consorzio KilometroVerdeParma e tutti gli sponsor che hanno supportato l’iniziativa».

«Sarà un giorno speciale per la nostra amata Busseto, in cui celebriamo tutti coloro che hanno lavorato senza sosta per portare alla vita una nuova area verde – afferma Guido Cagnani, Managing Director e Vicepresidente di Sicim. - Siamo felici di aver partecipato al progetto promosso dal Comune di Busseto, dalla Regione Emilia-Romagna e dall’Associazione Olimpiadi Verdiane, con i quali si è costruita una rete di soggetti pubblici e privati, dimostrando la forza di un’intera comunità al lavoro per un obiettivo comune. In Sicim, siamo fieri di aver sostenuto la piena realizzazione del parco, un’azione concreta del nostro impegno nel proteggere e preservare le risorse naturali a favore della collettività».

"La croce gloriosa": il messaggio del vescovo Ovidio per la Pasqua

Pasqua 2024

(Messaggio)

 La croce gloriosa

 

Il quarto evangelo narra della morte di Gesù in croce con un linguaggio che ne sottolinea la signoria e l’esaltazione gloriosa. Per Giovanni il crocifisso non è uno sconfitto; con la sua morte Gesù ha vinto il mondo e lo ha fatto con un atto di totale libertà e obbedienza alla volontà unica del Padre. Con la sua morte di croce Gesù rivela ai suoi un amore “sino alla fine” che non conosce condizioni o limitazioni di sorta. Anche dalla croce Gesù manifesta senza equivoci un amore operoso. Sulla croce Gesù è il Signore che effonde lo Spirito, che costituisce l’inizio della sua Chiesa, che raduna attorno a sé i figli di Dio dispersi e li ricompone in quella unità invocata davanti al Padre (cfr. Gv 17,21). Dalla croce, Gesù effonde la vita per l’umanità tutta attraverso un atto libero di dono che è la sua morte.

Giovanni non intende riferirci solo la descrizione della fine miserevole e drammatica di Gesù, ma interpreta in profondità il senso della sua morte alla luce della Scrittura e della testimonianza fatta di gesti, di parole e di silenzi, che hanno caratterizzato la vita del rabbi di Nazareth in mezzo all’umanità. I gesti e le parole di Gesù incontrano quelli del Padre, fino a delineare i tratti di un’obbedienza perfetta alla sua volontà. La fecondità della sua esistenza consegnata nell’atto supremo della morte in croce si manifesta come sorgente di vita per tutti. È qui che la sua autodonazione raggiunge il vertice, compiendo così il progetto del Padre: la salvezza del mondo (cfr. Gv 3,16).

La scena della morte di Gesù sulla croce narrata dal quarto evangelo è racchiusa in una affermazione decisiva: «È compiuto» (Gv 19,30). Questa è l’ora nella quale Gesù compie le Scritture (cfr. Sal 22,16; 69,22), realizza la missione affidatagli dal Padre in un atteggiamento di umile e lucida obbedienza. Il compimento delle Scritture diviene, allo stesso tempo, pienezza rivelativa dell’opera salvifica del Figlio, che contempla anche la creazione di una nuova comunità di donne discepole presenti presso la croce (cfr. Gv 19,23-27). Egli muore manifestando, senza gridare dolorosamente come ricordano i sinottici, il trionfo dell’ora della gloria in cui il mondo è sottoposto al giudizio della verità. Gesù non è succube degli avvenimenti (cfr. Gv 6,61; 13,1.3; 18,4); al contrario, è lui ad imporre il movimento da vero Signore, proprio come colui che sta al centro dell’evento. Morendo, Gesù vince il mondo con un atto di libertà, che è il dono della sua vita. In questo atto della propria morte Gesù avanza una richiesta: «Ho sete». Come aveva domandato alla donna di Samaria (cfr. Gv 4,7: «Dammi da bere»), così ora, egli chiede l’accoglienza di un amore che l’odio non è riuscito a soffocare. Dopo aver preso l’aceto imbevuto in una spugna e accostatogli alla bocca mediante una verga d’issopo, Gesù esclama: «Compiuto», dichiarando così manifestata la gloria dell’Uomo in tutto uguale a Dio, che all’odio risponde con un atto di amore e il dono di sé. Con la morte di Gesù in croce il credente è posto di fronte all’opera creatrice che giunge al suo compimento inaugurando una nuova umanità. A suggello di quest’opera l’evangelista attrae l’attenzione del lettore sul capo reclinato di Gesù e sulla consegna dello Spirito. Si tratta di un ulteriore gesto che conferma tutta la parola e l’esistenza di Gesù di Nazareth; la sua è stata una vita all’insegna dell’obbedienza libera alla volontà del Padre fino alla morte di croce; è vera eloquenza di un amore senza condizioni e senza confini. L’atto stesso della morte di Gesù, sottolineato dal capo reclinato, è in funzione del dono dello Spirito effuso sulla Chiesa nascente. Infatti, la morte di Gesù non è senza scopo; non è il risultato di un progetto umano violento del quale Gesù diventa succube, nulla potendo contro la cattiveria degli uomini; al contrario, egli muore salvando ogni uomo impossibilitato a trovare salvezza da sé. L’umanità di Gesù, dono di una esistenza fino alla morte, è trasformata in sorgente di vita che effonde lo Spirito, mediante il quale a chiunque cerca la verità è dato di giungere alla pienezza della comunione con Dio.

Questo è un modo altro, per Giovanni, di affermare il mistero della risurrezione di Gesù il crocifisso, vera Pasqua dell’umanità. È lui il Signore con i segni della sua passione che emette il giudizio definitivo sul mondo riportato alla verità di Dio mediante il trionfo della sua misericordia. Colui che è stato trafitto ora diventa l’unica direzione verso la quale lo sguardo di tutti si volge, perché lo riconoscano come il Signore unico. Colui che era inaccessibile nella sua eternità ora diventa colui che Innalzato e Trafitto tutti guardano e dal quale tutti invocano misericordia e vita definitiva.

Questa parola promessa getta una luce nuova sulla morte umana del discepolo trasfigurata dalla morte di Gesù; in lui il discepolo partecipa di quella nuova nascita che lo inserisce nel mondo dell’eterna comunione con il Padre. Andando oltre il dramma del Golgota, il discepolo è chiamato a riflettere sul significato di quella morte di croce, ma anche della sua morte, affinché sia rivelazione di un amore che dona. Carlo Maria Martini, in una meditazione sulla passione del Signore annotava: «Dio amore, bontà, misericordia, si rivela proprio nel linguaggio della croce. La vera onnipotenza è quella capace di annullarsi per amore, di accettare la morte per amore (…). Se non arriviamo qui, a questa contemplazione del Signore che si lascia crocifiggere, la nostra conoscenza di Dio rimarrà sempre una conoscenza “per sentito dire”» (C.M. Martini, Non temiamo la storia, Centro Ambrosiano Documentazione-Piemme, Milano-Casale Monferrato 1992, pp. 83-85).

+Ovidio Vezzoli

vescovo

Torna a Fidenza la gavetta del soldato Mario Gorreri

La gavetta del soldato Mario Gorreri è tornata a Fidenza dopo 82 anni. Nel corso di una cerimonia di restituzione avvenuta nel ridotto del Teatro “G. Magnani”, il cimelio è stato consegnato alla famiglia del reduce dell'ARMIR dal sindaco di Fidenza, Andrea Massari, e dal Comandante Militare Esercito Emilia-Romagna, Col. Francesco Randacio.

La storia della gavetta è straordinaria, nella semplicità del sentimento di solidarietà umana che rivela. Nel 1942 Mario Gorreri è un militare di leva fidentino richiamato nel corpo degli autieri. Ha da poco compiuto 30 anni quando viene mandato sul fronte russo. Assieme a centinaia di migliaia di altri italiani si accinge a dare il proprio contributo in una guerra che avrà un esito disastroso per i nostri soldati. Gorreri è un ragazzo doppiamente fortunato, perché scamperà alla morte durante il servizio sul fronte orientale e perché verrà rimpatriato appena prima della terribile offensiva dell'Armata Rossa da cui scaturirà la disastrosa ritirata dei nostri. È proprio nel corso del servizio che Mario fa la conoscenza dei Prokhorov, la famiglia russa che gli darà asilo e aiuto in circostanze critiche per il militare. La riconoscenza per i Prokhorov è tanta che Gorreri lascerà al capofamiglia la propria gavetta d'alluminio. Come accadeva ai soldati di tutto il mondo, la gavetta di Mario era l'oggetto più personale del suo corredo militare. Infatti reca incisi il nome e cognome del proprietario, la sua data di nascita, la città di provenienza. Una sorta di carta d'identità istoriata con ingenui disegni tracciati con la punta di un chiodo. È forse il più genuino ricordo di sé che Gorreri lascia ai russi che hanno generosamente aiutato un nemico. Nel 2020, con un gesto di grande altruismo, i discendenti della famiglia Prokhorov hanno deciso che per la gavetta e per il suo carico di ricordi era giunto il tempo di tornare a casa, a Fidenza.

Grazie ad una ricerca durata nove mesi e condotta dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca, con la collaborazione del Comune di Fidenza, dell'Associazione Nazionale Alpini  sez. di Parma e dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - Sezione di Fidenza, nel febbraio del 2021 è stato possibile realizzare un collegamento in diretta tra i Prokhorov e i Gorreri. Le due famiglie si sono conosciute. In quella occasione Eugenio Gavrik, che ha sposato la nipote di Prokhorov, ha consegnato il cimelio all'Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca. Tutta la vicenda è stata riassunta da Annalisa Pretato e Maria Ptukhina dell'Istituto Italiano di Cultura di Mosca in un breve contributo audiovisivo. 

Oggi la gavetta che giunge nelle mani del rappresentante della famiglia Gorreri: Oreste, uno dei sei nipoti di Mario.

“Per la nostra comunità questa giornata è estremamente significativa– ha detto il sindaco Massari -. Fidenza ha compreso che questa storia racconta tanto della nostra terra. Ci dice che la buona pasta di cui è fatta la gente fidentina è riconosciuta anche a migliaia di chilometri da casa, persino in situazioni drammatiche. E poi quella di Mario Gorreri è una storia di solidarietà che non ha confini e non conosce nemici. Una lezione di umanità universale”.

Il Col. Randacio ha detto che “quella di Mario Gorreri e di tanti suoi commilitoni, è una storia che parla di Onore, di Sacrificio, di amor di Patria: sentimenti che, in quegli anni, accomunarono centinaia di migliaia di giovani partiti per un fronte lontano senza altra prospettiva se non quella di adempiere al Giuramento prestato. Al contempo, è anche una storia di amicizia tra persone che, a prescindere dal conflitto che divideva i loro popoli, seppero  aiutarsi in un momento di enorme difficoltà. Ed è forse questo il lascito più importante dell’intera vicenda: la possibilità che, anche nei momenti più bui, l’umanità trionfi sull'odio, la fratellanza sulle divisioni. Il soldato Gorreri e la famiglia Prokhorov ci esortano oggi, dopo più ottanta anni, a non dimenticarlo mai”.

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