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Martina Pacini

Busseto ricorda don Gianni Fanfoni a 10 anni dalla scomparsa

Nel decennale della scomparsa, don Gianni Fanfoni sarà ricordato nella parrocchia di Busseto nella s. Messa che sarà celebrata domenica 11 febbraio in Collegiata. Durante la celebrazione verranno lette alcune testimonianze in ricordo di don Gianni e del suo operato a favore delle comunità presso le quali ha svolto il suo ministero.

Tra queste il suo impegno nel settore Ragazzi dell’Azione Cattolica diocesana negli anni ‘70, ‘80 e ‘90. La mitezza, la serenità, la delicatezza, la disponibilità sono state sempre doti visibili nel contatto con le persone sia dentro che fuori l’associazione. Anche nel momento duro della malattia che lo aveva colpito è sempre stato paziente e sorridente. C’è poi chi lo ricorda da studente ai tempi della scuola media e ne ha potuto apprezzare la docilità, la grande umiltà, la capacità non comune di saper sempre donare, nell’ascolto, un sorriso a tutti, anche nei momenti di difficoltà.

Un uomo ed un sacerdote sempre animato da una fede profonda e incrollabile, rimasta salda in ogni situazione, con la speciale capacità di saper camminare al fianco delle persone, prendendo sempre idealmente per mano coloro che per qualsiasi motivo restavano indietro, andando sempre loro incontro per primo senza attenderli.

Feconda infatti è stata la collaborazione a scuola come docente di religione ed educatore sempre attento ai problemi dei giovani. Il suo rapporto con i ragazzi è stato un evento creativo continuo nella volontà di testimoniare, con l’accompagnamento spirituale, tutta l’eredità dei valori umani e cristiani, patrimonio della nostra società.

Don Gianni, colpito dal morbo di Alzheimer (malattia degenerativa che porta alla perdita della memoria, dell’attenzione, delle capacità cognitive) si è sempre nutrito del sacramento della Comunione e non ha mai distolto lo sguardo dal Santissimo durante la recita del Padre Nostro.

Sulla sua lapide si trova scritto: “Ho amato la tua casa, Signore“: che questo testamento possa attuarsi anche per quanti lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.

L'UCID fidentina incontra l'economista Carlo Cottarelli

Un grande evento viene annunciato dalla sezione diocesana dell’Ucid. Sabato 10 febbraio alle ore 21 nella sala conferenze dell’Hotel “The Cube” (a Fidenza in via San Michele in Campagna. n. 19) è atteso un ospite illustre: si tratta del prof. Carlo Cottarelli che parlerà sul tema “Quali prospettive per l’economia italiana tra crisi internazionali, inflazione e tensioni in Europa?”.

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’università di Siena, Cottarelli ha poi conseguito il Master presso la London School of Economics prima di lavorare al Servizio Studi della Banca d’Italia e poi all’Eni. Dal 1988 lavora per il Fondo Monetario Internazionale, dove ha ricoperto vari incarichi in diversi dipartimenti, tra cui (dal 2008 al 20123) quello di Direttore del Dipartimento Affari Fiscali. Dal 2013 al 2014 è stato Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, nominato dal governo Letta. Dal 2014 al 2017 è stato direttore esecutivo del FMI. Dal 2017 è direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano e visiting professor presso l’università Bocconi.

È autore di numerosi saggi sulle politiche fiscali e monetarie nonché sull’inflazione, come ad esempio: La lista della spesa, La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare (2015), Il macigno, Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (2016) , I sette peccati capitali dell’economia italiana (2018) e nel 2019 I dieci comandamenti dell’economia italiana (con A. De Nicola) e Pachidermi e pappagalli. Da ultimo All’inferno e ritorno (2021).

Nel 2020 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Il programma della serata prevede in apertura i saluti di Amedeo Tosi, presidente della sezione diocesana dell’Ucid, di Enrico Montanari in qualità di presidente regionale dell’Ucid seguito dagli interventi delle autorità presenti. Al termine della conferenza del prof. Cottarelli spazio alle domande prima delle conclusioni.

Per confermare la partecipazione: Marzia Marchesi (tel. 347.6409099).

Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata del Malato

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXXII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2024

«Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria.

Penso ad esempio a quanti sono stati terribilmente soli, durante la pandemia da Covid-19: pazienti che non potevano ricevere visite, ma anche infermieri, medici e personale di supporto, tutti sovraccarichi di lavoro e chiusi nei reparti di isolamento. E naturalmente non dimentichiamo quanti hanno dovuto affrontare l’ora della morte da soli, assistiti dal personale sanitario ma lontani dalle proprie famiglie.

Allo stesso tempo, partecipo con dolore alla condizione di sofferenza e di solitudine di quanti, a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, si trovano senza sostegno e senza assistenza: la guerra è la più terribile delle malattie sociali e le persone più fragili ne pagano il prezzo più alto.

Occorre tuttavia sottolineare che, anche nei Paesi che godono della pace e di maggiori risorse, il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono. Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo. Diventa allora cultura dello scarto, in cui «le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se “non servono ancora” – come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani» (Enc. Fratelli tutti, 18). Questa logica pervade purtroppo anche certe scelte politiche, che non riescono a mettere al centro la dignità della persona umana e dei suoi bisogni, e non sempre favoriscono strategie e risorse necessarie per garantire ad ogni essere umano il diritto fondamentale alla salute e l’accesso alle cure. Allo stesso tempo, l’abbandono dei fragili e la loro solitudine sono favoriti anche dalla riduzione delle cure alle sole prestazioni sanitarie, senza che esse siano saggiamente accompagnate da una “alleanza terapeutica” tra medico, paziente e familiare.

Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita.

Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.

Ricordiamo questa verità centrale della nostra vita: siamo venuti al mondo perché qualcuno ci ha accolti, siamo fatti per l’amore, siamo chiamati alla comunione e alla fraternità. Questa dimensione del nostro essere ci sostiene soprattutto nel tempo della malattia e della fragilità, ed è la prima terapia che tutti insieme dobbiamo adottare per guarire le malattie della società in cui viviamo.

A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri. La condizione dei malati invita tutti a frenare i ritmi esasperati in cui siamo immersi e a ritrovare noi stessi.

In questo cambiamento d’epoca che viviamo, specialmente noi cristiani siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. Con l’amore vicendevole, che Cristo Signore ci dona nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia, curiamo le ferite della solitudine e dell’isolamento. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione.

Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali. Non dimentichiamolo! E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli infermi, perché interceda per noi e ci aiuti ad essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne.

Roma, San Giovanni in Laterano, 10 gennaio 2024

FRANCESCO

Il fidentino Pigorini nuovo sub-commissario amministrativo dell’Azienda Usl di Parma

Nuova nomina all’Azienda Usl di Parma: il commissario straordinario Massimo Fabi ha nominato Enrico Pigorini nuovo sub commissario amministrativo, in sostituzione dal 1° febbraio di Stefano Carlini.

Fidentino, classe 1963, avvocato cassazionista, inizia nel 1994 l’attività lavorativa nell’Azienda Usl di Parma, dove rimane fino al 2004 quando viene assunto alle dipendenze di Azienda Usl di Piacenza in qualità di dirigente amministrativo assegnato all’Ufficio personale. Dal 2005 prende servizio all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma con la qualifica di  dirigente amministrativo. Abilitato alla professione forense nel 1995 ed iscritto all’Ordine degli avvocati della Provincia di Parma dal 1998, ha ricoperto il ruolo di direttore generale del Comune di Fidenza dal 2009 al 2014.

Fino alla nuova nomina di sub commissario amministrativo Ausl, è stato direttore dell’Ufficio Legale di Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Sviluppo dei processi amministrativi di integrazione tra l’Azienda Usl e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, migliore accesso alle prestazioni ambulatoriali e di ricovero, oltre ad una riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera: sono gli obiettivi che Pigorini è chiamato a conseguire,  assicurando al contempo le condizioni gestionali per l’equilibrio economico-finanziario dell’Azienda, in continuità con il mandato affidato al suo predecessore Stefano Carlini, che dal 1° febbraio è stato nominato direttore amministrativo dell’Azienda Usl di Modena.

“A nome mio e di tutta l’Azienda – ha commentato  Massimo Fabi – vorrei dare il bentornato in Ausl a Enrico Pigorini”.  “Sono convinto – ha continuato Fabi – che la sua esperienza e la sua riconosciuta professionalità offriranno un prezioso contributo nel raggiungimento degli obiettivi di mandato. Insieme ai saluti di benvenuto al nuovo sub commissario amministrativo, ringrazio il predecessore Stefano Carlini per il lavoro svolto a Parma dal dicembre 2020”.

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