La Domenica della Parola di Dio quest’anno ha per tema una frase tratta dalla Prima lettera di Giovanni apostolo: «Vi annunciamo ciò che abbiamo veduto» (1Gv 1,3). Da qui il titolo attribuito alla giornata che cade il 22 gennaio: “Annunciatori della Parola!”.
In Diocesi la Domenica della Parola di Dio avrà al centro la lectio continua dei libri di Ester e Giuditta che saranno proclamati in Cattedrale domenica 22 gennaio dalle ore 15 alle ore 17.30.
Alla fine del 2019, dietro proposta dell’Inps, nasce il progetto “Inps per tutti”, che ha un obiettivo preciso e condiviso da tutti coloro che vi aderiscono (Anci, Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio): favorire l’accesso alle prestazioni sociali erogate dall’Inps in particolare per quella fascia di popolazione maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, sociale e relazionale. Rendere cioè esigibili i diritti di queste persone. E come? Informando, sensibilizzando, orientando e accompagnando le persone che le Caritas, i Comuni, Sant’Egidio e le associazioni che decidono di partecipare al progetto in ogni territorio, incontrano e sostengono con i loro servizi e i loro interventi quotidiani.
Il progetto rappresenta un inedito esperimento di collaborazione tra realtà organizzative molto diverse fra loro, ma accomunate da un obiettivo di senso molto ben definito: dare risposte a persone in difficoltà che senza questo tipo di intervento così orchestrato resterebbero fuori dal sistema di aiuti pubblici. Da quando è partito esso sta creando un terreno di lavoro e confronto nuovo in cui ogni organizzazione mette a disposizione a titolo gratuito le proprie competenze specifiche al servizio di questa causa comune. È come se soggetti prima del tutto scollegati, ma comunque impegnati su attività confinanti e in alcuni casi sovrapposte, lavorassero finalmente gomito a gomito per ottenere i migliori risultati per le persone aiutate.
A oggi, a distanza di tre anni dall’avvio di questa iniziativa, sono circa una dozzina in tutta Italia le Caritas coinvolte nel progetto con protocolli locali sottoscritti con Inps, i Comuni e altre associazioni locali. E in ogni contesto territoriale si sono individuate insieme di volta in volta le modalità più funzionali per far dialogare i comuni, le associazioni e l’Inps.
Il Covid-19 ha insegnato che le persone hanno bisogno più che mai di risposte tempestive, di aiuti diretti e di chiarezza nell’interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni. Soprattutto in situazioni di crisi economica e di difficoltà personali rendere agevole l’iter per accedere ai propri diritti dovrebbe guidare l’operato dei soggetti impegnati nel contrasto alla povertà e dovrebbe essere uno sforzo condiviso da tutti gli attori in campo in base alla propria titolarità e competenza. Costruire insieme nuove modalità per farlo rappresenta lo sforzo di creatività che tutti sono chiamati a fare in questo tempo per rendere il paese più equo, coeso e integrato e per fare sentire in esso ogni persona a casa propria.
Ed è proprio questo lo spirito con cui Caritas Italiana e la rete delle Caritas in Italiana hanno aderito al progetto “Inps per tutti”.
(Foto: Caritas Saluzzo/Pietro Battisti)
Perché nasce il progetto “Inps per tutti”?
L’idea del progetto “Inps per tutti” nasce da una constatazione: alcune fasce della popolazione particolarmente ai margini, per esempio le persone senza dimora o chi ha difficoltà economiche e sociali di vario tipo, molto spesso non sa di avere diritto a una serie di aiuti pubblici erogati dallo Stato (Reddito di cittadinanza, pensione di invalidità, assegno sociale, assegno per i nuclei con figli minori, ecc.) o non sa a chi o non ha gli strumenti per fare domanda né sa a chi rivolgersi per farsi aiutare in questo.
Moltissime persone rischiano di essere tagliate fuori da diritti che spettano loro e questo a causa di assenza di orientamento, accompagnamento, mediazione.
Per ovviare a ciò alla fine del 2019 l’Inps propone a Caritas Italiana, all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e alla Comunità di Sant’Egidio di promuovere un progetto che abbia come obiettivo proprio quello di favorire l’accesso alla prestazioni sociali erogate dall’Inps per le persone che non hanno l’abitudine di rivolgersi ai servizi sociali né tanto meno a Caf e patronati, in quanto non conoscono minimamente il funzionamento del sistema di welfare italiano, e che sono supportati abitualmente dai centri Caritas o Sant’Egidio locali che forniscono loro sostegno materiale, economico, psicologico, abitativo e sociale nella cornice di una relazione fiduciaria basata su conoscenza approfondita, confidenza, legami anche di amicizia di lunga data.
Chi è coinvolto in Inps per tutti? C’è un accordo formale fra le realtà e le organizzazioni impegnate in esso?
Esiste un accordo quadro nazionale che è stato sottoscritto dai soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto a livello nazionale: Inps, Caritas Italiana, Anci e Comunità di Sant’Egidio. Questo accordo ha durata annuale ed è stato rinnovato già due volte a partire dal 2019. L’ultimo rinnovo risale alla scorsa estate e stabilisce che pertanto che l’accordo avrà durata fino al giugno 2023. Siccome le Caritas come anche i comuni e le agenzie Inps provinciali sono autonomi e non dipendono dai livelli nazionali, l’accordo quadro di collaborazione nazionale non ha valore sui singoli territori. A livello locale, ove si desideri realizzare il progetto, occorre che venga sottoscritto un protocollo ad hoc fra tutti gli enti disponibili a collaborare, Inps ovviamente che non può mancare, ma anche le associazioni di volontariato e di terzo settore che sono attive in ciascun contesto nel supporto alle persone in povertà e che sono disponibili a dare il proprio contributo operativo su questo progetto.
Con i singoli protocolli ogni contesto locale definisce anche le modalità con cui intende realizzare il progetto: una mail dedicata a cui inoltrare le richieste di chiarimento, una persona di riferimento presso l’agenzia Inps a cui rivolgersi con appuntamenti telefonici e on line o in presenza a cadenza periodica, ecc.. Le Caritas, così come i comuni, non sono presenti in tutti gli accordi locali. In alcuni casi la platea di associazioni coinvolte è molto ampia e diversificata: dipende dalla consistenza della rete locale di supporto alle persone in povertà soggetti che hanno sottoscritto l’accordo.
In che cosa consiste concretamente il progetto?
Il progetto prevede che chi si rivolge alle Caritas, alla Comunità di Sant’Egidio e alle altre organizzazioni di volontariato coinvolte nei protocolli locali possa essere supportato oltre che dal punto di vista materiale, economico, psicologico e relazionale, come avviene di consueto da prassi, anche sotto il profilo dell’accesso alle misure pubbliche di cui ha diritto e/o del supporto nel caso in cui incontri difficoltà nel ricevere misure già richieste e fruite. Già prima della pandemia e successivamente con sempre maggior frequenza, moltissime persone che si rivolgono alle Caritas hanno iniziato a chiedere aiuto rispetto a come orientarsi sulle misure pubbliche esistenti, come e dove far domanda, oppure rivolgono richieste di aiuto perché hanno visto sospendere erogazioni di contributi pubblici e non capiscono che cosa sia successo. In questi casi, le Caritas contattano in prima battuta, se la persona non ha già provveduto a farlo, i Caf e patronati a cui le persone si sono già rivolte, poi provano a chiamare il
contact center dell’Inps e alla fine attivano il canale Inps per tutti a livello locale, attraverso le modalità previste (mail telefonata, appuntamento di persona), in quanto spesso le situazioni incagliate possono essere analizzate nel dettaglio, e quindi risolte, dalle agenzie territoriali Inps di competenza. Il lavoro che fanno le Caritas consiste quindi nella mediazione con l’Inps locale, funzione che non si sovrappone bensì si aggiunge ed è successiva al lavoro tecnico che invece svolgono Caf e patronati.
L’accordo prevede remunerazioni economiche di qualche tipo per gli enti che lo sottoscrivono?
L’accordo quadro di collaborazione nazionale sul progetto “Inps per tutti” non prevede nessuna remunerazione per nessuno dei sottoscrittori coinvolti. È un accordo di collaborazione a titolo gratuito tra l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, la Caritas Italiana e la Comunità di Sant’Egidio. Inoltre, come precisato nell’art. 5 dell’accordo rinnovato nel 2022: “Sono a carico di ciascuna delle Parti gli oneri sostenuti per l’attuazione del presente Accordo quadro”.
Quali sono le situazioni più frequenti gestite dal progetto?
I casi gestiti nel progetto Inps per tutti riguardano soprattutto le situazioni di prestazioni per cui le persone hanno già fatto domanda e su cui i cittadini stanno avendo problemi (pensioni di invalidità che non arrivano, quote di Reddito di cittadinanza revocate, importi inferiori rispetto al passato per alcune prestazioni). richieste di chiarimento su pratiche attive che hanno problemi), quesiti generici su revoche, orientamento alle prestazioni a cui si ha diritto come esito della profilazione realizzata in alcuni
casi con il questionario Inps per tutti.
Quante Caritas sono coinvolte in Inps per tutti?
Oltre ad accordi che coinvolgono singole Caritas diocesane (a oggi si contano circa una dozzina di Caritas, fra cui Milano, Frosinone, Asti, Ugento, Aversa, Avellino, Pozzuoli, Bologna, Cagliari, ecc.) sono sorti recentemente anche protocolli regionali sottoscritti dalla delegazione regionale, dalla Inps regionali e dai comuni coinvolti, in particolare in Lombardia e in Veneto.
Quante sono le persone sostenute con il progetto Inps per tutti?
Nel 2022 sono state complessivamente intercettate circa mille persone, alcune delle quali hanno ricevuto informazioni per un orientamento iniziale, oppure hanno ricevuto chiarimenti su prestazioni rispetto a cui avevano problemi, o residualmente, sono state supportate nel fare domanda.
Si tratta di un accordo esclusivo fra le parti o lo si può allargare ad altri enti eventualmente interessati?
L’accordo Inps per tutti non è un accordo esclusivo. Il parterre dei soggetti coinvolti a livello nazionale è stato definito alla luce degli obiettivi del progetto: informare dei loro diritti persone in condizione di grave marginalità sociale, raggiungendole nei luoghi in cui esse ricevono abitualmente aiuto, sostegno, conforto, fra cui i comuni con i loro servizi sociali. Sono dunque inclusi tutti i soggetti e luoghi pubblici e privati che a livello territoriale sono impegnati nel contrasto alla povertà. Chiunque fosse intenzionato
a partecipare a livello nazionale può segnalarlo all’Inps nazionale, mentre a livello locale basta contattare l’Inps provinciale per verificare che il progetto sia attivo e chiedere di poter aderire.
Omelia per le esequie di d. Corrado Canepari
Chiesa di S. Andrea, 28 dicembre 2022
1Gv 1,5-2,3
Giovanni, l’autore della prima Lettera che porta il suo nome, precisando che cosa significhi, per i discepoli del Signore, camminare nella luce richiama la necessità di rompere con il peccato e orientare la propria vita nell’orizzonte della misericordia. Questa dinamica trasforma i credenti in veri figli di Dio per grazia; più precisamente, li rende conoscitori di Dio e partecipi di una familiarità particolare in Cristo Gesù. L’apostolo si rivolge ad una comunità cristiana turbata dalla presenza di falsi predicatori e di annunci contrari all’evangelo; questi profeti perversi non intendono camminare in umile obbedienza alla verità, ma intendono piuttosto preferire un cristianesimo intellettuale, fatto di sforzi volontaristici umani, con la presunzione di avere un’esperienza più diretta di Dio. Sono credenti ipocriti che rinnegano la verità dell’incarnazione di Dio in Cristo Gesù, la Parola eterna fatta carne; annullano il suo chinarsi sulle debolezze degli umani; misconoscono il farsi pellegrino di Dio con l’uomo, nella libertà e per amore. Il testo della lettera di Giovanni invita anche i credenti nella Chiesa oggi a riflettere con attenzione e sapienza; essi troppo spesso sono tentati di esibire un amore troppo sentimentale, esclusivamente legato alle circostanze del tempo; si tratta di un amore illusorio, lontano dalla verità della sequela del Signore Gesù; rischia di essere un amore dilettantistico, volto più a gratificare se stessi che non a riconoscere in noi l’agire della misericordia di Dio.
Non risultano inopportune né estranee queste affermazioni dell’apostolo se consideriamo senza inutile enfasi la testimonianza di vita del sacerdote d. Corrado. Nel cammino del suo ministero presbiterale, vissuto come servizio alle comunità cristiane per le quali il Signore l’ha chiamato ad essere pastore e guida, d. Corrado ha indicato senza esitare l’unico verso il quale volgere lo sguardo: Gesù il Signore, vero Dio e vero uomo. Senza rincorrere consensi umani immediati, tenendosi lontano da una mondanità seducente e illusoria, permanendo nella fedeltà all’evangelo secondo la genuina tradizione della Chiesa cattolica, seppure con una modalità che poteva apparire ad uno sguardo superficiale, un poco integrista, ma senza allontanarsi dalla comunione ecclesiale, d. Corrado ha invitato a discernere che la strada della conoscenza di Dio è una via umana, quotidiana, storica ed è una via di libera obbedienza a lui e a nessun altro. La conoscenza di Dio non la si ottiene per conquista razionale esulando dalla quotidianità della storia e nemmeno fuori di noi stessi, ma riconoscendo pienamente la nostra umanità. Ma, come verificare se la nostra relazione con Dio non è semplicemente illusoria? Come possiamo conoscere che Lui dimora in noi? Come non essere vittime dei nostri falsi misticismi e riconoscere nella fatica della storia che camminiamo nella sua luce? Chi opera secondo la sapienza della Parola, la osserva e la custodisce riceve come dono l’amore che viene da Dio e solo così giunge ad una conoscenza perfetta di lui. L’amore gratuito che viene dal Signore, solo questo ci dà una conoscenza perfetta di lui.
Come conosciamo, allora, di dimorare e di aderire strettamente a Dio? L’apostolo risponde: se noi camminiamo e viviamo come ha fatto Gesù di Nazareth. Dio non è la proiezione dettata dalla nostra coscienza interiore o dei nostri desideri religiosi più nascosti. Dio è colui che ‘scende’ e si china su di noi (cfr. Is 63,19). Dio è l’amore che discende dall’alto e viene incontro a noi nella Parola, il Figlio unigenito Cristo Gesù e nella persona dell’altro che incontriamo. È mediante lui che siamo introdotti alla vera conoscenza del Padre. Il termine discriminante è Gesù e il come lui ha agito: compiendo solo la volontà del Padre, perdonando i peccati, accogliendo chi è considerato un escluso, annunciando la novità del Regno, dichiarando che nessuno è irrecuperabile, invitando al discepolato ‘dietro a lui’ fino alla morte. Conosciamo veramente Dio solo quando ci poniamo nella sequela di Gesù: questa è la fatica e la missione del discepolo.
Il momento autentico della verifica di questo amore è il nostro rapportarci con i fratelli. Questo è il segno distintivo della comunità dei discepoli del Signore Gesù. Questo fa dei discepoli veri pellegrini ‘nella luce’. La contraddizione più palese sarebbe quella di dichiarare Dio come termine primo e ultimo della nostra attesa e poi contraddirlo radicalmente nella estraneità verso i fratelli. È l’amore che sancisce la verità e l’autenticità della nostra fede (cfr. 1Cor 12,31b-13,13). Non amare, sarebbe un ripiombare nelle tenebre; rinunciare alla comunione con i fratelli e le sorelle nella Chiesa è l’abbandono del cammino di obbedienza ai comandamenti di Dio. Chi si separa dalla comunità di Cristo ricade nella tenebra e accecato non sa più dove va, perché non conoscendo più la luce non sa più dov’è la via e la vita.
Rendiamo grazie a Dio per la testimonianza fedele di d. Corrado. Le comunità cristiane che l’hanno avuto come pastore e guida, la diocesi stessa gli sono riconoscenti. Davanti al Signore chiediamo che venga accolto nell’abbraccio della sua misericordia e possa contemplare il volto di Colui che egli ha tanto cercato. La verità della vita eterna nella quale d. Corrado ha creduto e annunciato, sia il fondamento della nostra speranza in questo pellegrinaggio terreno. Agostino, parlando della vita dei discepoli come di un viaggio, che fa’ di loro dei veri e propri viandanti, annota nel suo Commento al Vangelo di Giovanni (40,10):
«Sei venuto al mondo, vi compi il tuo viaggio. Ci sei venuto per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante; questa vita è soltanto una locanda. Serviti del denaro, come il viandante nella locanda si serve della tavola, del bicchiere, del piatto, del letto, con l’animo di chi si appresta a partire, non a rimanere. Se vi comporterete così, giungerete a conoscere le promesse del Signore».
+ Ovidio Vezzoli
vescovo di Fidenza
Al termine dell’omelia funebre pronunciata dal Vescovo Ovidio la comunità parrocchiale di S. Andrea ha voluto ricordare commossa il ministero del parroco don Corrado, testimone coerente e fedele del Signore che ha servito senza risparmiarsi nel nome della verità di Gesù Cristo. In particolare “ci ha insegnato a non uniformarci alle mode e alle ideologie del momento che ci rendono schiavi e ci allontanano dai sacramenti. Ci ha fatto capire nello stesso tempo che questa battaglia è difficile perchè è più comodo seguire gli stili di vita dominanti, lasciarsi anestetizzare dal telefonino o da quel “tabernacolo infernale” (così chiamava la televisione) invitandoci a spegnerla e ad aprire invece le Sacre Scritture. Ci ha richiamati alla difesa dei valori fondamentali che devono guidare il nostro agire, ovvero quelli della carità e del perdono. Per stimolare le coscienze non ha avuto paura di essere scomodo indicando l’unica luce di verità: Gesù Cristo, Figlio di Dio. Per questo ci ha esortato a cambiare il nostro modo di vivere la fede ed essere cristiani “veri” in tutte le manifestazioni della nostra vita a partire dalla famiglia e dal lavoro, guidati da un autentico spirito missionario. Ci ha guidati sulla via che lui aveva ben chiara, quella che porta alla salvezza e che ci pone al cospetto di Dio perchè la vita continua anche dopo la morte: Cristo risorto è la nostra speranza. Pur nel dolore di questa perdita improvvisa, proclamiamo con il salmista: “Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto cielo e terra”. E di fronte alla morte di don Corrado con coraggio diciamo: “Anche questo è per il Bene”. Sia lodato Gesù Cristo.
S. Pedretto, il ricordo dei Neocatecumenali
Lo avevamo sentito al telefono il giorno prima del suo malore; gli abbiamo detto che saremmo andati a trovarlo nei giorni a seguire e lui ci ha risposto: “Se non ci vedremo qui, ci vedremo in Cielo”. Don Corrado pur non appartenendo al “Cammino” ha svolto per un certo tempo la funzione di presbitero di una comunità nata a San Pedretto. Tante volte poi ha celebrato con noi l’Eucarestia e le Penitenziali. E’ stato un consigliere prezioso per i giovani. Abbiamo visto la sua grande concreta generosità nell’aiuto ai seminari e alle famiglie in missione del “Cammino”. Gli abbiamo voluto molto bene. Lo ricorderemo sempre nelle nostre preghiere e siamo sicuri che da lassù lui pregherà anche per noi.
Le conversazioni in canonica con Sergio
Anche se non sono assiduo alle celebrazioni che si svolgono presso la parrocchia di S. Andrea, riconoscevo in don Corrado un uomo di profonda fede, di grande spiritualità e di ricerca interiore, oltre che di studio e approfondimento teologico. Le sue serate in solitudine trascorse in canonica scorrevano tra le preghiere e le letture; quando dialogavo con lui, sapendo della mia origine fiorentina, mi citava spesso don Milani e il cardinale Dalla Costa. Riposa in pace, caro don Corrado.
Foto di Rino Sivelli