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Cantiere scuola Collodi: in partenza entro fine marzo

Il 2023 sarà l'anno in cui la lunga odissea della scuola Collodi si avvicinerà decisamente alla conclusione grazie all'avvio, entro il mese di marzo, del cantiere più importante: quello che metterà definitivamente in sicurezza l'edificio da un punto di vista antisismico. Poco meno di 4 milioni di euro sono stati investiti in questi anni per una scuola che, a conclusione dei lavori, passerà da essere un pericolo per la comunità a un gioiello della sicurezza, della sostenibilità e anche del benessere.
 
Per quanto riguarda la sicurezza questa sarà garantita dall'installazione di isolatori sismici al piano seminterrato su tutte le tre braccia del corpo aule; si tratta di una tecnologia impiegata in Giappone e in California, due delle zone sismiche più problematiche al mondo, che permetterà all'edificio di oscillare senza crollare.
Sotto il cappello della sostenibilità vanno tutte le opere di riqualificazione energetica. A cominciare dal rifacimento del tetto e dei relativi solai, a cui si sono aggiunti interventi per soluzioni antispreco come la nuova illuminazione a led, la sostituzione di tutti i serramenti e le controsoffittature.
 
In riferimento al tema benessere infine va catalogato l'ultimo intervento ad essere stato pianificato: la realizzazione della nuova mensa con annessa cucina per la preparazione in loco dei pasti. Un’opera finanziata con fondi Pnrr che prevede la costruzione di un’intera nuova struttura, lungo il lato della scuola che affaccia su via Dante, destinata ad ospitare, oltre alle cucine e al refettorio per i 400 studenti, anche locali frigo, deposito, lavanderia e spogliatoio.
 
“La nuova Collodi – spiega il sindaco Andrea Massari - sarà realtà grazie alla volontà e perseveranza del Comune di Fidenza che ha sempre creduto in questo intervento e ha coerentemente investito ben 2.045.271 euro. A questa cifra si sono aggiunti nel gennaio 2021 importanti fondi PNRR per 1.472.728 destinati alla messa in sicurezza dell'edificio e, nel febbraio 2022, altri 420 mila euro, sempre PNRR, per realizzare la nuova mensa. Dietro queste cifre c'è un lavoro di squadra importante che dimostra come nonostante le difficoltà enormi incontrate su questo progetto per la sicurezza della scuola, tutta l'amministrazione ha tenacemente lavorato per un unico obiettivo, mettere in sicurezza la scuola e renderla moderna anche energeticamente”.
 
“Spesso ci si dimentica del fatto – aggiunge il vicesindaco Davide Malvisi – che parliamo di una scuola degli anni ‘60, nella quale l’indagine sismica condotta nel 2018 ha svelato, con test approfonditi ed esami, che venne realizzata con materiali che si sono degradati pesantemente. Per tutto questo l'abbiamo dichiarata tempestivamente inagibile, dando inizio a questo lungo percorso di cui finalmente vediamo la fine. Nel corso di questi anni non siamo stati con le mani in mano però: abbiamo mandato avanti i cantieri anticipando 520.000 euro per realizzare la riqualificazione energetica”.
 
Infine per l’assessore all’Istruzione Stefano Boselli "l'avvio dell'ultima fondamentale fase di lavori ci riempie di soddisfazione perché si sta avverando il sogno di tornare a vedere la scuola Collodi in piena attività, obiettivo importantissimo per la città e che ripaga anche l'Amministrazione della tenacia e degli sforzi messi in campo per il conseguimento di questo risultato. Sostenere il diritto allo studio significa anche offrire strutture adeguate allo scopo, e a Fidenza sono tantissimi gli interventi che a tal fine abbiamo messo e stiamo mettendo in campo, per creare così le migliori condizioni per un sistema educativo locale sempre più efficace".

Avvio del corso di nuoto per bambini e ragazzi diversamente abili

Il nuoto non soltanto come occasione per tenere in forma il proprio fisico, bensì come preparazione ad un'attività agonistica intesa come stimolo positivo per confrontarsi con sé stessi e con il mondo che ci circonda. Questa l'intuizione alla base dell'open day che si è tenuto nei giorni scorsi presso la Piscina Comunale di Fidenza e finalizzato a dare vita ad un corso vero e proprio organizzato dalla Fondazione Bambini e Autismo con il patrocinio della Amministrazione Comunale e di Sogis.
 
“Lo scopo di questo progetto – ha spiegato Sandro Testa, ideatore dell'iniziativa - è di avviare all'attività sportiva bambini e ragazzi nello spettro dell'autismo o affetti da sindrome di Down, garantendo non soltanto continuità ma la possibilità di partecipare a gare del settore paralimpico. Questo perché nel tempo ho potuto verificare personalmente l'effetto positivo che la pratica sportiva ad alti livelli produce su bambini e ragazzi con problemi intellettivi relazionali”.
 
“Ringraziamo il Comune di Fidenza e Sogis per il sostegno offerto mettendo a disposizione gratuitamente la piscina – ha aggiunto Paola Mattioli, direttrice della sede Fidenza della Fondazione Bambini e Autismo –. Allo stesso modo ringrazio i quattro atleti paralimpici della società Delfini Cremona che hanno partecipato all'iniziativa. Vale la pena di sottolineare che tra loro vi erano Sabrina Chiappa e Andrea Scotti, che hanno fatto incetta di medaglie ai recenti campionati mondiali tenuti in Portogallo”.
 
La giornata è stata un successo vista la partecipazione di 14 giovanissimi atleti, dai dieci anni in su, che con le loro famiglie hanno potuto prendere un primo contatto con l'ambiente della piscina, scendere in vasca e, con l’assistenza degli allenatori, valutare il livello di capacità natatoria.
 
“Come Amministrazione - ha concluso l'assessore allo Sport Davide Malvisi – siamo noi a ringraziare Fondazione Bambini e Autismo per l'impegno profuso in un'iniziativa che è particolarmente meritoria. Sono convinto che la volontà di porre l'accento su un'attività sportiva finalizzata alla pratica agonistica per ragazzi nello spettro dell'autismo rappresenti un approccio non soltanto innovativo ma soprattutto ricco di stimoli positivi”.
 
Per partecipare al corso o avere semplicemente informazioni è possibile contattare
Fondazione Bambini e Autismo: 0524 524047 oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Terremoto in Turchia e in Siria: sempre più drammatica la situazione

 
TERREMOTO: SEMPRE PIÙ DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN TURCHIA E SIRIA
Due operatori di Caritas Italiana in partenza per supportare Caritas Turchia
Si fa sempre più drammatico il bilancio della catastrofe che ha colpito il Sud-est della Turchia e il Nord della Siria. I bisogni umanitari sono enormi. “Manca l’acqua potabile, l’elettricità, le vie di comunicazione sono interrotte, c’è bisogno di tutto”, queste le parole del Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia, a poco più di 24 ore dal terremoto. Gli stessi uffici delle Caritas locali coinvolte dal sisma sono rimasti danneggiati rendendo complicata l'operatività. In tutta l’area colpita dal sisma le condizioni metereologiche, con neve e temperature sotto lo zero, rendono i soccorsi più complicati acuendo la sofferenza e la paura della popolazione e facendo temere per l’incolumità dei tantissimi sfollati.
In Turchia la Caritas, in coordinamento con le autorità locali, sta accogliendo gli sfollati in luoghi sicuri all’aperto. Ha già distribuito coperte e pasti caldi per le persone sfollate a Iskenderun. Presso l’episcopio sono stato messi a disposizione spazi all’aperto che al momento restano i più sicuri.
In Siria, la Caritas locale era già attiva in gran parte del territorio colpito da prima del terremoto, con programmi di assistenza umanitaria, sanitaria e riabilitazione economica. Un’area particolarmente complessa che accoglieva già molti sfollati di una guerra che ha ancora focolai di conflitto.
L’assistenza ai moltissimi sfollati e ai feriti è ora la sfida principale. “Servono prima di tutto cure mediche per i feriti, alloggi di emergenza, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità”, dichiara il direttore di Caritas Siria Riad Sargi. 
È stato attivato tutto lo staff che sta valutando la situazione per monitorare i bisogni e organizzare i primi aiuti nelle città di Aleppo, Lattakia, Hama e Tartous.
Caritas Italiana ha espresso vicinanza, solidarietà e cordoglio alle Chiese locali ed è in costante contatto con Caritas Turchia, Caritas Siria e la rete Caritas internazionale, per sostenere l’organizzazione degli aiuti e il coordinamento. Due operatori sono in partenza per Istanbul per affiancare Caritas Turchia nella gestione dell’emergenza considerata la complessità e la dimensione della crisi.
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n.347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite: 
 
 
Foto: Caritas Italiana

L'11 febbraio a Pieveottoville la veglia di preghiera con e per gli innamorati

Sabato 11 febbraio alle ore 20.30 presso la parrocchia di S. Giovanni Battista in Pieveottoville avrà luogo la veglia di preghiera con e per gli innamorati, presieduta dal Vescovo Ovidio.
Si tratta di un appuntamento tradizionale che ogni anno viene promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare in coincidenza con l’inizio dei corsi di preparazione in vista del matrimonio cristiano.

Terremoto in Turchia e Siria: la CEI stanzia 500mila euro come primo aiuto per la popolazione

La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del violento terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria.
Centinaia le vittime, migliaia le persone ancora intrappolate sotto le macerie, numerosi gli edifici colpiti. Un bilancio ancora provvisorio che, secondo le Caritas locali, crescerà drammaticamente: in Turchia la zona interessata è molto vasta e difficile da raggiungere, anche per le rigide condizioni climatiche. “La Cattedrale di Iskenderun è crollata, scuole ed episcopio non sono agibili, anche la chiesa della comunità siriaca e quella ortodossa sono andate totalmente distrutte. La situazione è in continuo divenire”, fa sapere il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia.

In Siria il sisma ferisce un Paese già dilaniato dalla guerra e dove oltre l’80% della popolazione vive in povertà.
“A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione”, afferma il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.

Lo stanziamento della Conferenza Episcopale Italiana aiuterà a far fronte alle prime necessità. Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”.

“Ti sarò vicino. Attualità delle cure palliative”: un convegno promosso dall'ufficio per la pastorale della salute

Giovedì 9 febbraio alle ore 20.30 presso la sala multimediale del Centro interparrocchiale San Michele in Fidenza avrà luogo il convegno dal titolo: “Ti sarò vicino. Attualità delle cure palliative”.

Promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute e dall’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), sezione “Claudio Carosino”, l’iniziativa verrà introdotta dal Vicario per la pastorale don Marek Jaszczak.

Interverranno successivamente il prof. Giovanni Zaninetta, professore per il corso integrato di cure palliative presso l’Università di Brescia e già direttore dell’hospice-casa di cura “Domus salutis” di Brescia; la dottoressa Anna Tedeschi, direttrice dell’hospice presso l’ospedale di Vaio in Fidenza che parlerà dell’hospice e della sua integrazione con il territorio; il dott. Paolo Ronchini, medico di Medicina generale, il quale parlerà delle cure palliative in ambito domiciliare e delle cure palliative prestate all’interno delle strutture sanitarie.

Moderatore il dott. Luigi Gardini, medico di Medicina generale e presidente dell’AMCI di Fidenza.

Le conclusioni sono affidate a mons. Ovidio Vezzoli, Vescovo di Fidenza.

In partenza la delegazione della CEI che parteciperà all’Assemblea Sinodale Continentale a Praga

In partenza la delegazione della Conferenza Episcopale Italiana che parteciperà all’Assemblea Sinodale Continentale in programma a Praga, nella Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio. Ne fanno parte (in presenza) alcuni membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: Mons. Antonio Mura, Vescovo di Nuoro e di Lanusei, Mons. Valentino Bulgarelli, suor Nicla Spezzati e Giuseppina De Simone.
Come previsto dall’organizzazione si uniranno ai lavori, attraverso una piattaforma online, altri dieci delegati: Paolo Verderame, Lucia Capuzzi, Gioele Anni, Chiara Griffini, Pierpaolo Triani, membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale, e i teologi don Vito Mignozzi, don Francesco Zaccaria, Stefano Tarocchi, Livio Tonello, Fausto Arici.
 
Dal 10 al 12 febbraio, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, prenderà parte ai lavori riservati ai Presidenti delle Conferenze Episcopali che, come indicato dalla Nota metodologica sulle Assemblee continentali, si ritroveranno “per rileggere collegialmente l’esperienza sinodale vissuta a partire dal loro specifico carisma e ruolo”.
 
In vista dell’appuntamento di Praga, si è tenuto online l’incontro dei referenti diocesani del Cammino sinodale delle Chiese in Italia per condividere alcune riflessioni sul Documento di lavoro per la Tappa Continentale e alcune piste di azione per le Diocesi italiane. “Il nostro percorso – ha spiegato Mons. Erio Castellucci, Presidente del Comitato del Cammino sinodale – sta continuando: l’obiettivo è far sì che il Cammino proceda il più possibile respirando la vita delle Chiese locali. Per questo, l’intento è non disperdere la ricchezza della rete dei referenti diocesani e arrivare all’Assemblea Generale dei Vescovi, in programma a Roma dal 22 al 25 maggio, con una mappa di temi emersi e condivisi nel biennio dell’ascolto, per poi individuare quei nodi pastorali concreti sui quali portare l’attenzione dell’intero popolo di Dio”.
“Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia – ha aggiunto padre Giacomo Costa, Consultore della Segreteria del Sinodo dei Vescovi – si interseca con il processo sinodale della Chiesa universale: quella Continentale è una tappa di dialogo e di restituzione a tutte le Chiese di ciò che si è ascoltato nelle diverse comunità ecclesiali del mondo. Questo aiuterà a scegliere gli argomenti su cui fare discernimento nelle prossime fasi”.
 
I referenti diocesani del Cammino sinodale vivranno un incontro nazionale in presenza a Roma (Hotel Ergife) dall’11 al 12 marzo. Si svolgerà invece dal 24 al 25 febbraio una riunione del Comitato nazionale, in via di definizione in questi giorni in tutte le sue componenti.

L'icona della Sacra Famiglia nelle parrocchie del Vicariato Urbano

A cura dell’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare diretto da don Benjamin Ayena, a partire dal 30 dicembre scorso l’icona della Sacra Famiglia viene ospitata settimanalmente a turno dalle parrocchie del Vicariato urbano.
 
Dopo le parrocchie di S. Maria Annunziata, S. Michele Arcangelo e Santa Margherita, l’icona sarà presente presso la parrocchia di S. Francesco d’Assisi (dal 28 gennaio al 4 febbraio), presso la parrocchia di S. Giuseppe Lavoratore (dal 4 all’11 febbraio), presso la parrocchia di S. Donnino Martire (dal 13 al 20 febbraio), presso la parrocchia di S. Paolo apostolo (dal 20 al 26 febbraio).
Oltre all’immagine, l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare ha messo a disposizione i libretti contenenti preghiere e canti da recitare in questa occasione.

Giornata Nazionale per la Vita: il Messaggio della CEI

Pubblichiamo il Messaggio che il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha preparato per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 5 febbraio 2023 sul tema «La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)».

 

Il diffondersi di una “cultura di morte”

In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte. Certamente a ogni persona e situazione sono dovuti rispetto e pietà, con quello sguardo carico di empatia e misericordia che scaturisce dal Vangelo. Siamo infatti consapevoli che certe decisioni maturano in condizioni di solitudine, di carenza di cure, di paura dinanzi all’ignoto… È il mistero del male che tutti sgomenta, credenti e non. Ciò, tuttavia, non elimina la preoccupazione che nasce dal constatare come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali. Tanto più che dietro tale “soluzione” è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto.
Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto.
Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel “suicidio assistito”.
Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative… a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare –, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche.
Quando il male di vivere si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine… si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita.
Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta.
Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sempre più spesso la “soluzione” della guerra, scegliendo e propagandando il linguaggio devastante delle armi, funzionale soprattutto ai loro interessi.
Così, poco a poco, la “cultura di morte” si diffonde e ci contagia.

Per una “cultura di vita”

Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri. Ci muove a rallegrarci per i tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno; in tutti costoro riconosciamo infatti l’azione misteriosa e vivificante dello Spirito, che rende le creature “portatrici di salvezza”. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento.

 Ma poi, dare la morte funziona davvero?

D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace.
Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. È questa la consapevolezza alla base di un disagio culturale e sociale che cresce in molti Paesi e che, al di là di indebite polarizzazioni ideologiche, alimenta un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita, anche quando ancora celata agli occhi: l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase.
Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire?
Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita?
Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”
Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?
Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce? «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione» (Francesco, Omelia al sacrario di Redipuglia, 13 settembre 2014).

La “cultura di morte”: una questione seria

Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine. Desta inoltre preoccupazione il constatare come ai grandi progressi della scienza e della tecnica, che mettono in condizione di manipolare ed estinguere la vita in modo sempre più rapido e massivo, non corrisponda un’adeguata riflessione sul mistero del nascere e del morire, di cui non siamo evidentemente padroni. Il turbamento di molti dinanzi alla situazione in cui tante persone e famiglie hanno vissuto la malattia e la morte in tempo di Covid ha mostrato come un approccio meramente funzionale a tali dimensioni dell’esistenza risulti del tutto insufficiente. Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?

Rinnovare l’impegno

La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse. Rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte.

Roma, 21 settembre 2022

IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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