Per i gruppi di Azione Cattolica gennaio è il mese della pace. Anche quest’anno l’AC diocesana promuove la “Festa della pace” rivolta ai ragazzi dalla prima elementare alla terza media.
Appuntamento domenica 29 gennaio alle ore 14.30 nel piazzale della chiesa di San Paolo a Fidenza. Seguirà un pomeriggio itinerante per le vie della città con una tappa presso la chiesa ortodossa di San Faustino.
Conclusione in Cattedrale per la preghiera finale alle ore 17.
Venerdì 27 gennaio alle ore 15.00 nell’Aula Magna dell’Istituto “Veritatis Splendor” di Bologna, l’Arcivescovo Card. Matteo Zuppi interverrà al XVIII incontro regionale dei giornalisti su “Comunicare e parlare con il cuore. L’informazione e la deontologia per la cura delle relazioni” promosso in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Durante l’evento sarà anche presentato il messaggio di Papa Francesco “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate” (Ef 4,15) per la 57ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. L’incontro sarà introdotto dai saluti istituzionali di Silvestro Ramunno, Presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Mons. Giovanni Mosciatti, Vescovo di Imola e Delegato per le Comunicazioni sociali Ceer, Mons. Roberto Macciantelli, Presidente della Fondazione “Lercaro”, Matteo Billi, Presidente dell’Ucsi regionale, e don Davide Maloberti, Delegato della Fisc Emilia-Romagna. Insieme all’Arcivescovo interverranno i giornalisti Vincenzo Corrado, Direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali Cei, Silvestro Ramunno, Presidente Ordine dei giornalisti Emilia-Romagna, Gianfranco Brunelli, Direttore de “Il Regno”, Marco Marozzi, giornalista di varie testate, Giovanni Borsa, corrispondente da Bruxelles di “AgenSir Europa”, Alessandro Rondoni, Direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Bologna e della Ceer.
L’incontro, proposto dall’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Bologna e della Ceer, dall’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, in collaborazione con Fisc, Ucsi, Acec e altre realtà, sarà preceduto alle ore 14.15 da una breve visita guidata alla Raccolta “Lercaro”.
«La Chiesa in uscita – afferma il Card. Zuppi – incontra tutti e il mondo dell’informazione offre un’importante occasione di ascolto, come si è visto pure durante le limitazioni della pandemia con i numerosi collegamenti per non far restare isolate le persone. Anche il mondo della comunicazione cammina sinodalmente, ascolta e parla con il cuore. Viviamo, infatti, un tempo in cui siamo interconnessi e dobbiamo aprirci ai nuovi linguaggi, inclusi quelli digitali, e non avere paura di informare ascoltando e parlando con il cuore. La Chiesa ha un messaggio da offrire a tutti e ringrazio per l’opera di comunicazione che viene svolta perché è un bene per la comunità e un servizio di carità».
«L’obiettivo di questo incontro regionale – spiega Alessandro Rondoni – è quello di stimolare nei vari ambiti una rinnovata presenza per comunicare la vita nelle sue molteplici realtà e articolazioni, espressa ogni giorno attraverso fatti, iniziative, racconti, storie e testimonianze che parlano al cuore della gente. L’appuntamento regionale, come un “cantiere di Betania”, continua anche il percorso sinodale svoltosi già a Bologna e nelle varie diocesi con incontri promossi dagli Uffici per le Comunicazioni sociali».
Durante il seminario verranno ricordati i 60 anni del Concilio Vaticano II, il 75° della Costituzione italiana e David Sassoli, giornalista e Presidente del Parlamento Europeo, nel primo anniversario della morte. Sarà, inoltre, presentato il percorso multimediale proposto dall’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Bologna anche attraverso il sito www.chiesadibologna.it, il settimanale “Bologna Sette”, inserto domenicale di Avvenire, la rubrica televisiva “12 Porte”, la Newsletter, l’Ufficio Stampa e altri servizi digitali.
L'Amministrazione comunale di Fidenza, in data 19 gennaio, ha deliberato il bando per l'assegnazione del riconoscimento "Onore al merito delle donne".
Tre gli ambiti: Sociale, Lavorativo e Professionale, Culturale e Sportivo.
Le candidature possono essere presentate da enti, istituzioni, associazioni, privati cittadini.
Le proposte devono pervenire entro il 18 febbraio, alle ore 13 presso l'ufficio Protocollo del Comune o all'indirizzo:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Finalità:
Creare un'opportunità di valorizzazione e riconoscimento dell'attività e del ruolo delle donne che con il loro impegno sociale e professionale siano riuscite a tracciare un segno significativo nella comunità.
2. Ambiti:
1. Sociale
2. Lavorativo e professionale
3. Culturale e sportivo
3. Criteri:
AMBITO SOCIALE
Capacità di mettersi al servizio degli altri, di essere la voce degli 'altri:
a. nell'associazionismo:
- Avere prestato servizio in associazioni dedite al volontariato sociale almeno da 5 anni;
- Avere coordinato, nell'ambito dell'associazione, progetti realizzati in paternariato con altri enti;
b. a livello individuale:
- Costante impegno nel sostenere nelle difficoltà quotidiane il valore della persona nell'ambito familiare e/o educativo e/o sanitario;
AMBITO IAVORATIVO E PROFESSIONALE
Competenze che hanno contribuito a migliorare il nostro contesto economico - sociale:
a. Avere ricoperto un ruolo di riferimento, da almeno 5 anni, in enti pubblici e/o privati, delineando un significativo miglioramento dell'assetto aziendale;
b. Avere sviluppato un'attività imprenditoriale che ha dato luogo a riconoscimenti per l'innovazione e l'attenzione alle persone.
AMBITO CULTURALE E SPORTIVO
Abilità nelle diverse discipline culturali e sportive che hanno diffuso il nome di Fidenza in contesti diversi:
a. Avere dato luogo a prodotti culturali che interpretano significativamente la nostra contemporaneità;
b. Avere ottenuto importanti riconoscimenti nella promozione delle diverse discipline sportive;
4. Candidature, requisiti e proposte:
1. Per gli ambiti sociale, lavorativo e professionale, culturale e sportivo i riconoscimenti saranno 6, così suddivisi: n. 2 per l'ambito sociale (n. 1 per categoria), n. 2 per l'ambito lavorativo e professionale (n. 1 per categoria), n. 2 per l'ambito culturale e sportivo (n. 1 per categoria);
2. Per le suddette categorie ogni proponente potrà indicare al massimo 6 nominativi. In caso di presentazione di un numero di nominativi superiore, verranno presi in considerazione i primi in elenco per ciascuna categoria;
3. Le candidature possono essere presentate da Enti, Istituzioni, Associazioni e Privati cittadini operanti sul territorio del Comune di Fidenza e nei campi oggetto del presente bando;
4. Le candidature devono riguardare 6 donne, che si sono particolarmente distinte in uno degli ambiti e delle categorie indicati, residenti presso il Comune di Fidenza e/o lavoranti nello stesso.
5. Presentazione candidature
Le candidature devono pervenire entro il termine del 18 febbraio 2023 ore 13.00 al protocollo del Comune di Fidenza utilizzando il modulo fac simile di candidatura al premio pubblicato sul sito del Comune, indicante come oggetto "ONORE AL MERITO DELLE DONNE 2023" e indirizzate all'Ufficio Cultura oppure al seguente indirizzo di posta elettronica certificata:
modulo di candidatura al premio corredato da breve motivazione del perché alla candidatura, accompagnata dai dati anagrafici della candidata, un suo breve curriculum e da una breve relazione sull'attività svolta;
documento firmato dalla candidata che dichiara accettazione candidatura.
6. Valutazione delle candidature
Le candidature negli ambiti sociale, lavorativo-professionale, culturale-sportivo verranno valutate da una commissione formata da:
- Sindaco,
- Assessore alle Pari Opportunità
- Una persona dell'ambito civile individuata anno per anno dall'Amministrazione comunale
La valutazione verrà effettuata, secondo i criteri sopra esposti, subordinatamente all'analisi del curriculum vitae e delle relazioni sull'attività svolta dalle candidate negli ambiti sopra indicati.
II riconoscimento verrà assegnato a 6 donne;
7. Premiazione
"ONORE AL MERITO DELLE DONNE" vuole essere un riconoscimento simbolico al valore dell'operato femminile; il premio per questo consiste nella simbolica consegna di una pergamena da parte del Sindaco durante cerimonia pubblica.
I riconoscimenti verranno consegnati mercoledì 8 marzo 2023 alle ore 17.30.
La partecipazione al bando implica l'accettazione di tutte le norme contenute nel presente documento e con la stessa si autorizzano gli organizzatori, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 13 del GDPR 679/2016 al trattamento dei dati personali, anche con strumenti informatici, che saranno utilizzati unicamente nell'ambito del procedimento relativo al presente bando. Titolare del trattamento dei dati è il Comune di Fidenza.
Pubblichiamo di seguito il testo del videomessaggio che Papa Francesco ha inviato ai giovani che si preparano alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Lisbona dal 1° al 6 agosto.
Cari giovani, ci stiamo avvicinando, anche se manca ancora qualche mese, alla Giornata Mondiale della Gioventù, e ci sono già 400 mila giovani iscritti. Sono sorpreso e felice che vengano così tanti giovani, perché hanno bisogno di partecipare. Qualcuno dirà “vado per turismo”. Ma il giovane che viene è perché, in fondo, ha sete di partecipare, di condividere, di raccontare la sua esperienza e ricevere l’esperienza dell’altro. Ha sete di orizzonti. Voi giovani, che vi siete già iscritti in 400 mila, avete sete di orizzonte. In questo incontro, in questa Giornata, imparate a guardare sempre l’orizzonte, a guardare sempre oltre. Non costruite un muro davanti alla vostra vita. I muri ti chiudono, l’orizzonte ti fa crescere! Guardate sempre l’orizzonte, con gli occhi, ma soprattutto con il cuore! Aprite il cuore! Ad altre culture, ad altri ragazzi e ragazze che vengono anche loro a questa Giornata. Preparatevi a questo: ad aprire l’orizzonte e il cuore! E grazie per esservi già iscritti, con largo anticipo. Speriamo che anche altri seguano il vostro esempio! Che Dio vi benedica e la Madonna vi custodisca. Pregate per me, io prego per voi. E non dimenticate: muri no, orizzonti sì! Grazie.
Pubblichiamo il Messaggio per la 34ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio 2023), dal titolo: “Uno sguardo nuovo (Is 40,1-11)”.
Nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare l’importanza di questo rapporto per le nostre comunità cristiane. Infatti, come afferma Papa Francesco in Evangelii Gaudium, «la Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr Rm 11,16-18)» (EG, n. 247). Anche il documento “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29) – Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche, pubblicato dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo (CRRE) il 10 dicembre 2015, sottolinea che «il dialogo con l’ebraismo è qualcosa di assolutamente speciale per i cristiani, poiché il cristianesimo ha radici ebraiche che determinano l’unicità delle relazioni tra le due tradizioni» (n. 14).
Dio ci supera
La stagione che stiamo vivendo, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede, ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il passo del profeta Isaia, scelto quest’anno come nucleo ispiratore per la Giornata del 17 gennaio (Is 40,1-11), è un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerà: “Nahamù nahamù ‘ammì”, “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40,1). Possiamo avere fiducia nel futuro perché la Parola di Dio ci garantisce che egli è fedele. Fondati in lui, troviamo la forza per dar credito alla vita ed essere fiduciosi, perché ci sentiamo preceduti e “superati” dalla sua azione. Dio, infatti, opera oltre le nostre stesse attese.
Nonostante le nostre fragilità
Il testo di Isaia non tace il rischio della rassegnazione e della perplessità. Di fronte all’annuncio dell’iniziativa inattesa di Dio e all’invito a gridare, risuona l’interrogativo: «Che cosa dovrò gridare?» (Is 40,6). La domanda nasce dalla constatazione delle nostre fragilità, oltre che del nostro peccato: «Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo» (Is 40,6). Certo, se guardiamo alle nostre forze, «veramente il popolo è come l’erba» (Is 40,7)! Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica ecologica ed economica, hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte all’incostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita.
Dio è tenace
Ma Isaia ci invita a guardare oltre, per scorgere la saldezza di qualcosa di incrollabile: la sua Promessa. Se noi siamo come l’erba e come il fiore del campo, c’è una realtà che non viene mai meno: la Parola di Dio che rimane rivolta in eterno. Il profeta ammette che certamente l’uomo è come l’erba, «ma la parola del nostro Dio dura per sempre» (Is 40,8). Il Signore è sempre in attesa del nostro ritorno a Lui, per questo siamo chiamati a essere annunciatori di speranza. Consapevoli che Dio è tenace nel suo amore, possiamo annunciarlo con gioia agli uomini e alle donne del nostro tempo. Egli costantemente ci ripete: «Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo» (Is 43,4).
Apriamo gli occhi!
Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità. Come operò nel sovrano pagano Ciro (Is 45,1), che divenne strumento di liberazione nelle mani del Signore. Dio è all’opera nell’estraneo e nello straniero. Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore là dove sta operando, al di là delle nostre attese e dei nostri progetti. Usciamo per incontrare il Signore, che si muove oltre i nostri ristretti confini! In questo modo potremo diventare gioiosi testimoni di speranza per tutti. Nello spazio pubblico siamo chiamati a farci fiduciosi annunciatori di possibilità, “rabdomanti” alla ricerca di nuovi sentieri, di nuove opportunità per gli uomini e le donne del nostro tempo. Siamo desiderosi di collaborare on le comunità ebraiche per generare gesti concreti di pace e di solidarietà. Esploratori alla ricerca di strade inedite, con lo sguardo attento a discernere il nuovo che emerge.
Cambiamo sguardo!
Ai fratelli e alle sorelle delle Comunità ebraiche in Italia esprimiamo una viva gratitudine per il cammino compiuto «sotto lo stesso giogo» (Sof 3,9) e rinnoviamo l’impegno a progredire nel dialogo, nella conoscenza e nella collaborazione. Fondati sull’amore incrollabile dell’Eterno, siamo in grado di guardare con fiducia al tempo che ci sta davanti, indagando nuovi percorsi, creando sentieri per costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio nella società e nelle città. In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale, capace di vedere che Dio «non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato» (Is 40,28-29).
Auspichiamo momenti di incontro, di studio, di preghiera e di comune testimonianza all’unico Dio.
LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO
“Le notizie di violenza e morte che, ancora una volta, giungono dalla Nigeria confermano una situazione tragica, dove la vita umana sembra non avere valore”. È quanto ha dichiarato il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, dopo l’attacco alla casa parrocchiale della chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, a Kafin-Koro, con l’uccisione di padre Isaac Achi. Un altro religioso, padre Collins Chimuanya Omeh, è stato ferito mentre tentava di mettersi in salvo. L’accorrere delle forze dell’ordine ha messo in fuga gli aggressori che però, prima di andarsene, hanno dato fuoco all’abitazione: dalle prime ricostruzioni padre Achi sarebbe dunque morto nel rogo della casa. “A nome della Chiesa in Italia – ha affermato il Cardinale – esprimo le condoglianze al popolo e alla Chiesa nigeriani, assicurando preghiere per padre Achi, il cui sacrificio è una ennesima testimonianza, fino al martirio, del prezioso servizio che uomini e donne guidati dal Vangelo rendono alla propria gente”. Nei giorni scorsi si è registrato anche un gravissimo attentato a una comunità pentecostale di Kasindi, nel tribolato Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo), dove hanno perso la vita almeno 17 persone. “Siamo vicini con la preghiera – ha aggiunto il Cardinale – a queste popolazioni e a questa terra che a fine gennaio accoglierà la visita di Papa Francesco. L’Africa ha bisogno di pace, pace vera, quale condizione basilare per lo sviluppo democratico e socioeconomico. Ai popoli del Continente occorre assicurare, anche con il sostegno della Comunità internazionale, una convivenza pacifica, una vita dignitosa e un futuro nel pieno rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa”.
Venerdì 20 gennaio alle ore 20.30 presso la chiesa di S. Maria Annunziata in Fidenza avrà luogo la celebrazione ecumenica all’interno della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Il tema di quest’anno trae spunto da un versetto del libro del profeta Isaia “Imparate a fare il bene e cercate la giustizia” (Is 1,17).
La veglia verrà presieduta dal Vescovo Ovidio e i canti saranno affidati al coro diretto dal maestro Daniele Pettorazzi.
Alla fine del 2019, dietro proposta dell’Inps, nasce il progetto “Inps per tutti”, che ha un obiettivo preciso e condiviso da tutti coloro che vi aderiscono (Anci, Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio): favorire l’accesso alle prestazioni sociali erogate dall’Inps in particolare per quella fascia di popolazione maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, sociale e relazionale. Rendere cioè esigibili i diritti di queste persone. E come? Informando, sensibilizzando, orientando e accompagnando le persone che le Caritas, i Comuni, Sant’Egidio e le associazioni che decidono di partecipare al progetto in ogni territorio, incontrano e sostengono con i loro servizi e i loro interventi quotidiani. Il progetto rappresenta un inedito esperimento di collaborazione tra realtà organizzative molto diverse fra loro, ma accomunate da un obiettivo di senso molto ben definito: dare risposte a persone in difficoltà che senza questo tipo di intervento così orchestrato resterebbero fuori dal sistema di aiuti pubblici. Da quando è partito esso sta creando un terreno di lavoro e confronto nuovo in cui ogni organizzazione mette a disposizione a titolo gratuito le proprie competenze specifiche al servizio di questa causa comune. È come se soggetti prima del tutto scollegati, ma comunque impegnati su attività confinanti e in alcuni casi sovrapposte, lavorassero finalmente gomito a gomito per ottenere i migliori risultati per le persone aiutate.
A oggi, a distanza di tre anni dall’avvio di questa iniziativa, sono circa una dozzina in tutta Italia le Caritas coinvolte nel progetto con protocolli locali sottoscritti con Inps, i Comuni e altre associazioni locali. E in ogni contesto territoriale si sono individuate insieme di volta in volta le modalità più funzionali per far dialogare i comuni, le associazioni e l’Inps.
Il Covid-19 ha insegnato che le persone hanno bisogno più che mai di risposte tempestive, di aiuti diretti e di chiarezza nell’interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni. Soprattutto in situazioni di crisi economica e di difficoltà personali rendere agevole l’iter per accedere ai propri diritti dovrebbe guidare l’operato dei soggetti impegnati nel contrasto alla povertà e dovrebbe essere uno sforzo condiviso da tutti gli attori in campo in base alla propria titolarità e competenza. Costruire insieme nuove modalità per farlo rappresenta lo sforzo di creatività che tutti sono chiamati a fare in questo tempo per rendere il paese più equo, coeso e integrato e per fare sentire in esso ogni persona a casa propria.
Ed è proprio questo lo spirito con cui Caritas Italiana e la rete delle Caritas in Italiana hanno aderito al progetto “Inps per tutti”.
(Foto: Caritas Saluzzo/Pietro Battisti)
Perché nasce il progetto “Inps per tutti”? L’idea del progetto “Inps per tutti” nasce da una constatazione: alcune fasce della popolazione particolarmente ai margini, per esempio le persone senza dimora o chi ha difficoltà economiche e sociali di vario tipo, molto spesso non sa di avere diritto a una serie di aiuti pubblici erogati dallo Stato (Reddito di cittadinanza, pensione di invalidità, assegno sociale, assegno per i nuclei con figli minori, ecc.) o non sa a chi o non ha gli strumenti per fare domanda né sa a chi rivolgersi per farsi aiutare in questo. Moltissime persone rischiano di essere tagliate fuori da diritti che spettano loro e questo a causa di assenza di orientamento, accompagnamento, mediazione. Per ovviare a ciò alla fine del 2019 l’Inps propone a Caritas Italiana, all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e alla Comunità di Sant’Egidio di promuovere un progetto che abbia come obiettivo proprio quello di favorire l’accesso alla prestazioni sociali erogate dall’Inps per le persone chenon hanno l’abitudine di rivolgersi ai servizi sociali né tanto meno a Caf e patronati, in quanto non conoscono minimamente il funzionamento del sistema di welfare italiano, e che sono supportati abitualmente dai centri Caritas o Sant’Egidio locali che forniscono loro sostegno materiale, economico, psicologico, abitativo e sociale nella cornice di una relazione fiduciaria basata su conoscenza approfondita, confidenza, legami anche di amicizia di lunga data.
Chi è coinvolto in Inps per tutti? C’è un accordo formale fra le realtà e le organizzazioni impegnate in esso? Esiste un accordo quadro nazionale che è stato sottoscritto dai soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto a livello nazionale: Inps, Caritas Italiana, Anci e Comunità di Sant’Egidio. Questo accordo ha durata annuale ed è stato rinnovato già due volte a partire dal 2019. L’ultimo rinnovo risale alla scorsa estate e stabilisce che pertanto che l’accordo avrà durata fino al giugno 2023. Siccome le Caritas come anche i comuni e le agenzie Inps provinciali sono autonomi e non dipendono dai livelli nazionali, l’accordo quadro di collaborazione nazionale non ha valore sui singoli territori. A livello locale, ove si desideri realizzare il progetto, occorre che venga sottoscritto un protocollo ad hoc fra tutti gli enti disponibili a collaborare, Inps ovviamente che non può mancare, ma anche le associazioni di volontariato e di terzo settore che sono attive in ciascun contesto nel supporto alle persone in povertà e che sono disponibili a dare il proprio contributo operativo su questo progetto. Con i singoli protocolli ogni contesto locale definisce anche le modalità con cui intende realizzare il progetto: una mail dedicata a cui inoltrare le richieste di chiarimento, una persona di riferimento presso l’agenzia Inps a cui rivolgersi con appuntamenti telefonici e on line o in presenza a cadenza periodica, ecc.. Le Caritas, così come i comuni, non sono presenti in tutti gli accordi locali. In alcuni casi la platea di associazioni coinvolte è molto ampia e diversificata: dipende dalla consistenza della rete locale di supporto alle persone in povertà soggetti che hanno sottoscritto l’accordo.
In che cosa consiste concretamente il progetto? Il progetto prevede che chi si rivolge alle Caritas, alla Comunità di Sant’Egidio e alle altre organizzazioni di volontariato coinvolte nei protocolli locali possa essere supportato oltre che dal punto di vista materiale, economico, psicologico e relazionale, come avviene di consueto da prassi, anche sotto il profilo dell’accesso alle misure pubbliche di cui ha diritto e/o del supporto nel caso in cui incontri difficoltà nel ricevere misure già richieste e fruite. Già prima della pandemia e successivamente con sempre maggior frequenza, moltissime persone che si rivolgono alle Caritas hanno iniziato a chiedere aiuto rispetto a come orientarsi sulle misure pubbliche esistenti, come e dove far domanda, oppure rivolgono richieste di aiuto perché hanno visto sospendere erogazioni di contributi pubblici e non capiscono che cosa sia successo. In questi casi, le Caritas contattano in prima battuta, se la persona non ha già provveduto a farlo, i Caf e patronati a cui le persone si sono già rivolte, poi provano a chiamare il contact center dell’Inps e alla fine attivano il canale Inps per tutti a livello locale, attraverso le modalità previste (mail telefonata, appuntamento di persona), in quanto spesso le situazioni incagliate possono essere analizzate nel dettaglio, e quindi risolte, dalle agenzie territoriali Inps di competenza. Il lavoro che fanno le Caritas consiste quindi nella mediazione con l’Inps locale, funzione che non si sovrappone bensì si aggiunge ed è successiva al lavoro tecnico che invece svolgono Caf e patronati.
L’accordo prevede remunerazioni economiche di qualche tipo per gli enti che lo sottoscrivono? L’accordo quadro di collaborazione nazionale sul progetto “Inps per tutti” non prevede nessuna remunerazione per nessuno dei sottoscrittori coinvolti. È un accordo di collaborazione a titolo gratuito tra l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, la Caritas Italiana e la Comunità di Sant’Egidio. Inoltre, come precisato nell’art. 5 dell’accordo rinnovato nel 2022: “Sono a carico di ciascuna delle Parti gli oneri sostenuti per l’attuazione del presente Accordo quadro”.
Quali sono le situazioni più frequenti gestite dal progetto? I casi gestiti nel progetto Inps per tutti riguardano soprattutto le situazioni di prestazioni per cui le persone hanno già fatto domanda e su cui i cittadini stanno avendo problemi (pensioni di invalidità che non arrivano, quote di Reddito di cittadinanza revocate, importi inferiori rispetto al passato per alcune prestazioni). richieste di chiarimento su pratiche attive che hanno problemi), quesiti generici su revoche, orientamento alle prestazioni a cui si ha diritto come esito della profilazione realizzata in alcuni casi con il questionario Inps per tutti. Quante Caritas sono coinvolte in Inps per tutti? Oltre ad accordi che coinvolgono singole Caritas diocesane (a oggi si contano circa una dozzina di Caritas, fra cui Milano, Frosinone, Asti, Ugento, Aversa, Avellino, Pozzuoli, Bologna, Cagliari, ecc.) sono sorti recentemente anche protocolli regionali sottoscritti dalla delegazione regionale, dalla Inps regionali e dai comuni coinvolti, in particolare in Lombardia e in Veneto.
Quante sono le persone sostenute con il progetto Inps per tutti? Nel 2022 sono state complessivamente intercettate circa mille persone, alcune delle quali hanno ricevuto informazioni per un orientamento iniziale, oppure hanno ricevuto chiarimenti su prestazioni rispetto a cui avevano problemi, o residualmente, sono state supportate nel fare domanda.
Si tratta di un accordo esclusivo fra le parti o lo si può allargare ad altri enti eventualmente interessati? L’accordo Inps per tutti non è un accordo esclusivo. Il parterre dei soggetti coinvolti a livello nazionale è stato definito alla luce degli obiettivi del progetto: informare dei loro diritti persone in condizione di grave marginalità sociale, raggiungendole nei luoghi in cui esse ricevono abitualmente aiuto, sostegno, conforto, fra cui i comuni con i loro servizi sociali. Sono dunque inclusi tutti i soggetti e luoghi pubblici e privati che a livello territoriale sono impegnati nel contrasto alla povertà. Chiunque fosse intenzionato a partecipare a livello nazionale può segnalarlo all’Inps nazionale, mentre a livello locale basta contattare l’Inps provinciale per verificare che il progetto sia attivo e chiedere di poter aderire.
L’11 gennaio, nella Chiesa del Gesù a Roma, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha presieduto la Santa Messa in ricordo di David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, ad un anno dalla scomparsa. Di seguito il testo dell’omelia.
Ci ritroviamo in una casa cara a David Maria, indicata da lui, in comunione con le “sue” città Roma, Bruxelles e Firenze. Il ricordo di David non poteva non essere così: unisce, supera frontiere, steccati, pregiudizi accettati o giustificati. Chi cerca l’alto, le cose di Dio e quindi quelle degli uomini, va sempre al di là delle frontiere, non solo nelle cose grandi, ma anche in quelle piccole, a cominciare dalla gentilezza, che è il primo modo per superare l’estraneità, per fare sentire l’interlocutore importante, come è. È passato un anno. La memoria segna il tempo e ci aiuta a misurarlo, a viverlo, perché ci ricorda chi siamo. Per questo il ricordo di Gesù, compagno di strada, pellegrino che apre la via percorrendo le nostre vie perché queste non finiscano sulla terra, ci rende consapevoli del tempo, lo riempie di significato perché lo ama sempre e tutto, ci aiuta a discernere i segni dei tempi. Contare i nostri giorni è sapienza di vita, non per intristirla – la depressione viene proprio quando viviamo dissennati, per cui quando finisce l’eccitazione di cronos sprofondiamo nell’amarezza e nella nostalgia – ma per la nostra gioia, perché il rapido giorno della vita non finisca, il sole che lo illumina tramonti in questa ma sorga sull’altra terra, quella del giorno che non conosce tramonto, luce riflessa dalle stelle, che come i nostri cari ci orientano e ci aiutano a penetrare il buio altrimenti insostenibile e inquietante del cielo. Il tempo guarisce, risolve i problemi? Non è scontato. Ci abituiamo all’assenza? Spesso il tempo, anzi, la rende profonda perché l’assenza la misuriamo senza preavviso giorno dopo giorno, appare improvvisamente nella vita quotidiana cambiata, in un ricordo che si riaffaccia e che ci fa misurare in maniera atroce il vuoto. Col tempo l’assenza diviene più interiore oltre che fisica, certamente più dura, anche per la definitività alla quale ci abituiamo tutti con fatica e non sappiamo accettare. Il tempo, però, ci può aiutare a contemplare la larghezza del grande quadro della vita di ognuno, straordinario capolavoro di Dio, unico se lo guardiamo con amore. Non vogliamo capirne solo il particolare, come quando siamo a ridosso. Il tempo ci permette di distanziarci un poco dal dipinto e di contemplarne tutto l’insieme e collocarlo a sua volta in una cornice ancora più grande, insieme ai tanti cui la nostra vita è legata. Ecco, allora sì, il tempo ci aiuta ad una comprensione più larga, meno limitata, nella grandezza dell’amore di Dio e di tutta la nostra vita umana. L’amore per il Signore allarga sempre il nostro cuore, ci aiuta ad essere fratelli tutti, ad essere e sentirci a casa dappertutto. E anche a fare sentire a casa. E chi si pensa liberamente come deve essere perché figli e non servi, la vita non smette di capirla, pieno dello spirito di libertà, per cui si pensa relativo al prossimo e non viceversa. David in maniera sorprendente, libera, senza altro interesse che non fossero i suoi ideali, ha lasciato tanti legami, una tela di fili, uniti dal rispetto di tutti, dalla simpatia proprio perché senza vanità e logica di contraccambi, sempre solo con tanta riconoscenza per avere vissuto da uomo vero, appassionato, sempre di incontro e non di scontro. Oggi ci ricorda e ci ammonisce, senza nessuna supponenza ma con tanta travolgente passione, di essere seri, pieni di consapevole amore, di vergognarsi quando la politica è ridotta a interessi miseri che portano inevitabilmente a perdersi. Meno si hanno ideali più crescono i calcoli e le convenienze; meno si guarda in alto più si è trascinati verso il basso e si finisce vittime di questo. Meno guardiamo avanti e facciamo vincere la paura che ci imprigiona nel presente, incapaci di lavorare assieme. La politica era la sua passione. L’amore politico, quello che lo aveva entusiasmato e coinvolto fin da giovane, ma nel quale è rimasto sempre giovane, anche nel suo aspetto fisico, ingenuo perché non cinico, sognatore perché realista, senza farsi corrompere dalla logica del potere, che accarezza il penoso protagonismo che poi porta a giustificare e praticare la corruzione o la penosa esibizione di sé. L’Europa era la sua casa. Perché aveva ereditato la sofferenza provocata dei nazionalismi, il dolore terribile che questi hanno causato. E i nazionalismi, come i totalitarismi, tradiscono l’amore per il proprio Paese e diventano fonte di tragedie. La guerra è sempre una tragedia, una vera follia, certo, come tutte le follie lucide, con tante ragioni, ma non dobbiamo mai smettere, capendo e rimuovendo le cause, di dire che è una follia, colpevole, con responsabilità terribili precise, personali. Credere alla fine delle guerre non è utopia per generosi animi ingenui, ma lotta di persone intelligenti e libere per un mondo migliore. E se non si lotta per un mondo migliore il mondo sarà peggiore. Il libro delle Confessioni di S. Agostino accompagnò il suo papà partito in guerra a vent’anni per i Balcani e tornato dopo sette anni con due scarpe destre, vestiti logori, dolori che gli sono entrati dentro e ci resteranno. È vero, la nostra vita è un’eredità, che non possiamo conservare, ma vivere, interpretare, sempre in maniera originale, consapevoli del tanto che abbiamo ricevuto, che rappresentiamo e che dobbiamo donare a chi viene dopo. La consegna di tutta quella generazione è che non avvenga mai più la guerra e la violenza. Inoltre abbiamo anche l’eredità consegnataci da Dio, che rinnova lo spirito di adozione perché diventiamo per davvero suoi figli e quindi fratelli tutti. Il messaggio per la Giornata della pace di questo anno è chiarissimo: “nessuno può salvarsi da solo”. L’invito è a fare tesoro di quello che abbiamo compreso dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Scrive Papa Francesco: “Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari”. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Solo insieme se ne esce. A Fossoli, nel luglio 2021, David Maria ridava voce a coloro ai quali la voce è stata spenta dalla violenza fascista. È la voce muta degli uccisi, degli innocenti, il grido “viva la libertà, viva l’Italia” spezzato dalle fucilate a Cibeno dove vennero assassinati importanti dirigenti della Resistenza. David Maria ci aiutava a guardare “gli occhi delle vittime, la fissità degli occhi che guardano, ma non vedono”. Sì, gli occhi dell’umanità privata di umanità. E, aggiungeva: “guardate, gli occhi delle vittime sono sempre gli stessi”. Ci aiutava a ricordare che quello che è accaduto “è il risultato di società consapevoli dei diritti, ma incapaci di farli prevalere contro i pregiudizi e gli odi. Società dal temperamento anche pacifista, ma incapaci di sradicare la pandemia della guerra. Società che si credevano migliori del proprio vicino, esasperando un antagonismo che ha trasformato l’amore per la propria terra in nazionalismo fanatico e criminale”. A Cibeno, a Fossoli è accaduto. Può accadere ancora. Dossetti aggiunge anche che la coscienza storica da sola non basta. La nostra coscienza deve essere “vigile”, capace cioè di “opporsi a ogni inizio di sistema di male, finché ci sia tempo”. Senza una ferma difesa dei valori fondamentali, l’Europa perde identità e funzione provocando effetti catastrofici perché solo “le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque”. Ecco la nostra funzione di sentinelle del domani dei nostri ragazzi. “Non possiamo bendarci gli occhi, perché l’indifferenza porta alla violenza ed “è già violenza”. Lo abbiamo ascoltato: Cristo vuole ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Gesù libera e si prende cura. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Preghiera e amore per il prossimo. In ogni suo interlocutore Gesù riconosce un’insostituibile ricchezza, una parte di verità e, quindi, il pieno diritto di essere coinvolto in un progetto comune. Sant’Agostino notava come “la sofferenza di un membro diviene minore se insieme con esso soffrono le altre membra”. Il ricordo di David Maria lo porteremo con noi. La Rosa Bianca, in suo onore ne abbiamo deposta una sull’altare, appassionò David fin da giovane, coinvolgente. Venne condannata a morte per ghigliottina come i “rifiuti della nazione”, insieme ai suoi amici. Erano le stelle del mattino che ci accendono di speranza perché la notte sta per finire. Scriveva Sophie School: “Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…”. Quante rovine dobbiamo aspettare noi per deciderci? Mentre venne condotto al patibolo Hans School gridò: “Viva la libertà!”. È la nostra! Sophie Scholl, ventunenne, dichiarò: “Dobbiamo per forza occuparci di politica. Finché la politica è confusa e malvagia, è da vigliacchi tirarsi indietro… Bisogna essere pronti a offrirsi totalmente per una causa giusta”. “Cadono così tanti uomini per questo regime, è ora che qualcuno cada perché è contro”. “Strappate il manto dell’indifferenza che avete avvolto intorno al cuore. Decidetevi prima che sia troppo tardi”. Erano cristiani e per la loro fede si coinvolsero per combattere il paganesimo nazista, contro la violenza, la guerra, per la pace. Bonhoeffer scrisse una delle sue ultime preghiere-poesie: “Quando il sole mi sarà scomparso vivi tu per me fratello! Lungo disteso sul mio pancale fisso la parete grigia. C’è fuori una mattina estiva che gridando gioia alla campagna non è ancor mia. Fratelli, finché dopo la lunga notte non spunti il nostro giorno, noi resisteremo!”. Grazie David Maria perché nella lunga notte hai cercato sempre la luce. Come cantava il tuo grande amico: “Bontà e grazie mi saranno compagne quanto dura il mio cammino; io starò nella casa di Dio lungo tutto il migrare dei giorni”. In pace, David Maria, perché il tuo e nostro Signore, nella valle oscura della malattia e della morte, ti è stato sempre vicino e ti ha sostenuto con la grandezza del suo Amore.
La nostra Diocesi ha aperto le pre-iscrizioni per raccogliere i nominativi dei giovani dai 18 ai 35 anni interessati a partecipare alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona dall’1 al 6 agosto.
Chi fosse interessato può farlo presente ai propri educatori o contattare entro domenica 22 gennaio il numero 335.5366138.
L'associazione "Mondo Nuovo ODV" ci comunica una bella notizia: una famiglia con figli, che desidera mantenere l'anonimato, ha adottato a distanza, attraverso l'associazione, ben 22 bambini.
Ha cominciato con uno e poi, ogni anno, ha deciso di adottarne un altro. Si tratta indubbiamente di un esempio di generosità e di disponibilità.
Il presidente don Luigi Guglielmoni e i volontari dell'associazione sono grati alla famiglia per questa scelta, che conferma la serietà dell'operato in oltre trent' anni di attività. Sono infatti circa un migliaio i bambini bisognosi di aiuto, adottati in vari Paesi poveri del mondo. Con il contributo annuale di 312 euro vengono garantiti il vestiario, il cibo quotidiano e l'accesso alla scuola.
I bambini vengono segnalati dai missionari che vivono in loco e quindi hanno la possibilità di seguirne direttamente la crescita. A chi sottoscrive un'adozione viene rilasciata una scheda con la fotografia del bambino adottato e la descrizione della sua situazione familiare. Inoltre viene mantenuto un rapporto epistolare tra la famiglia adottata e il benefattore.
La comunità ortodossa fidentina ha celebrato nei giorni scorsi il Natale, che secondo il calendario giuliano cade il 7 gennaio.
Nella chiesa di San Faustino, parrocchia ortodossa della SS. Trinità, gremita di fedeli, padre Serghej Cornea ha celebrato la divina liturgia durante la quale si è pregato per la pace in un clima di profonda devozione.
La funzione si è conclusa con un concerto di canti natalizi eseguito dai bambini della parrocchia, premiati poi con una piccola strenna.
Quest’anno la comunità ortodossa fidentina ha vissuto un altro momento importante: domenica 8 gennaio ha infatti partecipato a Bologna nel monastero di San Luca di Crimea, alla seconda edizione del Festival “I fiori di Dalbe” che ha coinvolto tutte le parrocchie moldave ortodosse italiane. Al significativo evento ha presenziato anche il vescovo ortodosso Ambrosie.
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