La dott.ssa Alessandra Cattani ci scrive dalla Sierra Leone
Che dire? Luogo di paludi, non certo ameno... siamo vicini alla foresta perciò piove con frequenza anche se dovrebbe essere ormai iniziata la stagione secca. Fa davvero molto caldo, un caldo umido abbastanza pesante... Se vogliamo vedere il lato positivo, almeno così non rimpiangiamo l'acqua calda o tiepida, dato che nelle case e ovunque abbiamo solo quella fredda.
Il villaggio è tale quale lo avevo lasciato 7 anni fa: nessun passo avanti. Al mercato locale non si trova praticamente nulla di commestibile: niente frutta e verdura fresca. Non si trovano nemmeno i pomodori, le banane e le arachidi che sono quasi ovunque in Africa. I locali hanno una dieta a base di riso e fagioli, mandioca e pesce secco... Noi ci facciamo comprare un pò di frutta e verdura nonchè qualche bene di prima necessità quando per vari motivi il logista deve recarsi a Bo, la cittadina più vicina, a circa due ore di jeep.
Il "Team Cuamm" è composto da 4 persone: il capoprogetto (un congolese medico generico con molta esperienza, buone capacità e ottimo carattere, con cui mi trovo molto bene; è qui con la famiglia: moglie e 4 figli, abitano in una delle casette del compound), io (che sono l'unica specialista e mi occupo della maternità e vivo in una casetta tutta mia) e poi due ragazze molto giovani in Servizio Civile che dividono una terza casetta. L'amministrativo, il logista, il pediatra e tutto il personale dell'Ospedale (Clinical Officers, infermieri e cleaners) sono ovviamente africani locali. Insomma siamo decisamente ridotti all'osso...
L'ospedale è molto disorganizzato e "basico". Non a causa del capoprogetto, le cui capacità sia clinico/chirurgiche che di management sono senz'altro più che adeguate al contesto e ai bisogni di questo tipo di ospedale, ma per la grave e, ormai, cronica mancanza di fondi: non solo per le attività di progetto, ma anche per i bisogni più essenziali ed elementari (farmaci e materiali, manutenzione, apparecchi, cibo, ecc. ecc.). A seguito della pandemia, infatti, il Regno Unito, principale finanziatore della Sierra Leone, ha definitivamente sospeso i fondi alla sua ex colonia e anche quelli di altri Paesi o Enti sono stati drasticamente ridotti e spostati sulle attività connesse all'emergenza Covid (che qui emergenza non è affatto, dato che non abbiamo avuto nemmeno un caso: non se ne parla, nessuno si ammala, a nessuno importa, e si continua a morire allegramente e molto frequentemente di malaria, diarree, malnutrizione, tubercolosi o di parto).
E' un ospedale materno-infantile, cioè comprende esclusivamente la maternità e la pediatria. Io sono qui per la maternità anche se mi chiamano spesso anche in pediatria quando arrivano i casi particolarmente complicati o gravi (malarie cerebrali, meningiti per la puntura lombare, gravissime disidratazioni per mettere l'intraossea ecc. ecc.).
La maternità è un delirio. L'ospedale è l'unico centro con sala operatoria funzionanante non solo del nostro distretto, ma anche di quelli vicini fino al confine sud con la Liberia. Per cui è assurto inevitabilmente a centro di riferimento per tutte le urgenze ostetriche. Un circuito (funzionante a singhiozzi in realtà a seconda della disponibilità o meno del diesel, e a volte per far uscire l'ambulanza il carburante ce lo mettiano noi) di ambulanze attivo sul territorio nazionale e di tipo statale si occupa dei trasferimenti dei casi urgenti.
Dato il carico di lavoro non indifferente l'attività chirurgica si limita quasi esclusivamente alle urgenze ostetriche, vale a dire cesarei, rotture uterine, gravidanze ectopiche, aborti incompleti, emorragie pre e post-parto... E, mio malgrado, devo dire meno male, perchè considerando l'assoluta inosservanza delle più banali regole di sterilità, l'inadeguatezza e la grossolanità dello staff (gli assistenti di sala operatoria), le competenze anestesiologiche estremamente limitate (l'anestesista non è medico, ma un tecnico, cioè tipo un infermiere), il pressapochismo dilagante, direi che cercare di fare qualsiasi altro tipo di chirurgia sarebbe un grosso azzardo.
Ora stiamo però iniziando a fare anche interventi elettivi di ginecologia (isterectomie per fibromatosi uterine, grosse masse ovariche, cisti ovariche, miomectomie, ecc. ) che prima del mio arrivo non venivano fatti per mancanza di competenze (il congolese mio capo è un medico generico che sa fare i cesarei e si arrangia nella chirurgia d'urgenza salvavita, ma non ha le competenze per una chirurgia generale o ginecologico-ostetrica di elezione).
Inoltre, dato che dopo il mio arrivo si è sparsa la voce che sono chirurgo pediatrico, stanno cominciando ad arrivare bambini con problematiche chirurgiche e sto iniziando a operarli anche se con estrema cautela: capirai come l'atto chirurgico di per se stesso sia il meno: il grosso rischio è l'anestesia e il post-operatorio, senza contare che non abbiamo neanche i ferri appropriati.
In ogni caso finora siamo riusciti a cavarcela dignitosamente; oltre alle ernie abbiamo fatto un encefalocele occipitale in una bimba di 7 mesi e un voluminoso teratoma sacro-coccigeo in una piccolina di 2 mesi e mezzo.
Quello che mi preoccupa di più, però, è il reparto pediatria: è semivuoto, arrivano pochissimi bambini in condizioni disperate e muoiono quasi tutti entro le prime 24 ore, molti entro la prima ora. Purtroppo rispetto a 7 anni fa la situazione è degenerata. Quasi tutti i bambini arrivano vomitando sangue o espellendolo dalle narici, incoscienti o con 2 o 3 g/dl di Hb, dopo giorni in cui sono stati sottoposti a trattamenti tradizionali sconsiderati a casa.
Triste ma vero.
In ogni caso vi dirò che, nonostante le mille difficoltà, nonostante ci sia da fare un grossissimo lavoro prima di tutto di riorganizzazione non solo delle attività, ma anche degli spazi, del materiale, della logistica, nonostante il ritmo di lavoro sia spesso massacrante (e io non sono una che si tira indietro), sono molto ma molto più felice qui che a fare dell'eccellenza con Emergency in ospedali ultra attrezzati con tutto a disposizione.
Bene, allo stato attuale, questo è quanto.
Ah, dimenticavo: l'ospedale, tra le altre cose, è anche pieno di topolini... soprattutto la notte li vedi sfrecciare per la sala parto o la sala operatoria (nonostante i cleaners la tengano il più pulita possibile) per non parlare della pediatria dove si avventurano senza ritegno fin sui lettini... almeno sono piccoli, non i grossi, orribili ratti del Sud Sudan o della Repubblica Centrafricana. Io ho proposto di regalare al cleaner dell'OT, che praticamente vive e dorme in ospedale, un paio di gatti e di lasciarli liberi la notte per andare a caccia; mi hanno risposto che l'unico problema è che la gente i gatti li mangia per cui invece di sterminare i topi sarebbero i gatti a farne le spese...
Mando le foto di un mio piccolo amico, Musa, malnutrizione severa, tipo marasma. Me lo sono conquistato a suon di caramelle (gelèe italiane, nientemeno). Più che di caramelle, però, avrebbe bisogno di qualche bella bistecca...